L’uomo è l’unico essere sulla faccia della terra che cucina. Gli animali no, non lo fanno. Anche in questo l’uomo si distingue. Ciò è il segno che all’uomo non basta solo assaporare, bensì ricerca l’affinamento, cioè il miglioramento del sapore. L’uomo coglie il piacere del gusto e desidera ancor più intensificarlo. E’ l’esito del suo essere collocato in un orientamento in cui tutto concorre per il raggiungimento di un fine attraverso singole tappe. Insomma, un orientamento che è itinerario, dove ogni passo deve essere progressione verso un vero che sia sempre più Vero, un buono che sia sempre più Buono ed un bello che sia sempre più Bello.
Qualcuno discute sul fatto se in un pranzo importante si debba servire prima la frutta o il dolce. Il Galateo pare che dica prima il dolce. C’è però un problema. Il dolce è dolce (viva monsier de lapalisse!) e la frutta è dolce sì, ma non dolce come il dolce, per cui c’è il rischio che sembri piuttosto amara se la si gustasse dopo.
Il dolce per poter sembrare dolce, e ancora più dolce, deve essere servito da solo, ancor meglio dopo l’amaro.
E’ ciò che succede con una tazzina di caffè. Per quanto si possa ben girare con il cucchiaino, il fondo del caffé è sempre più dolce della schiuma soprastante.
Che cosa consolante è pensare che l’esistere possa essere così. All’inizio tutto l’amaro della fatica delle prove, ma poi il dolce dell’abbraccio con l’Eterno.
Che cosa terribile deve essere se invece all’amaro seguisse l’amaro. Se, dopo l’amaro del primo sorso, si cercasse un dolce che alla fine non c’è.
Una cosa terribile a causa di una dimenticanza: l’assenza dello zucchero.
Così è la vita. Se ci si dimentica della dolcezza di Dio, all’amaro seguirà impietosamente l’amaro.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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