L’uomo è l’unico essere sulla faccia della terra che cucina. Gli animali no, non lo fanno. Anche in questo l’uomo si distingue. Ciò è il segno che all’uomo non basta solo assaporare, bensì ricerca l’affinamento, cioè il miglioramento del sapore. L’uomo coglie il piacere del gusto e desidera ancor più intensificarlo. E’ l’esito del suo essere collocato in un orientamento in cui tutto concorre per il raggiungimento di un fine attraverso singole tappe. Insomma, un orientamento che è itinerario, dove ogni passo deve essere progressione verso un vero che sia sempre più Vero, un buono che sia sempre più Buono ed un bello che sia sempre più Bello.
Ci sono dei versi di Ungaretti che dicono: Respiro il fresco che mi lascia il colore del cielo.
Dunque, respirare il fresco, ma anche assaporare il fresco. E -perché no- sostenersi e alimentarsi con il fresco. Quel fresco che non solo fa intravedere il colore del cielo, ma che addirittura dona il colore del cielo. Tant’è che il poeta utilizza il verbo lasciare, dice: …mi lascia il colore del cielo.
E’ così! Infatti, senza questo “dono” non si può vivere.
Non c’è civiltà che ha preteso vivere senza questo “dono”. L’ateismo, più o meno spurio, lo si può trovare a livello singolo, non a livello sociale: non è mai esistito a livello di popolo.
Ma il vero colore del cielo non è uniforme. Dio si dona, ma bisogna corrispondere. Il bianco dell’assoluta purezza di Dio deve essere accolto e contornato con il rosso del sangue del sacrificio.
Avere dinanzi a sé una fresca insalata caprese conduce a queste riflessioni: la candida morbidezza della mozzarella inframezzata dal rosso della tenacia di altrettanto freschi pomodori; il tutto macchiato dal verde intenso del basilico.
Insomma, c’è un modo e un “luogo” dove poter riporre la tenacia del sacrificio …e questi sono il candore e la morbidezza di Dio.
Senza dimenticare i verdi frammenti della Speranza di ciò che si attende: la gioia eterna.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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