APOLOGETICA ASSAPORANDO…una fetta di torta di mele

L’uomo è l’unico essere sulla faccia della terra che cucina. Gli animali no, non lo fanno. Anche in questo l’uomo si distingue. Ciò è il segno che all’uomo non basta solo assaporare, bensì ricerca l’affinamento, cioè il miglioramento del sapore. L’uomo coglie il piacere del gusto e desidera ancor più intensificarlo. E’ l’esito del suo essere collocato in un orientamento in cui tutto concorre per il raggiungimento di un fine attraverso singole tappe. Insomma, un orientamento che è itinerario, dove ogni passo deve essere progressione verso un vero che sia sempre più Vero, un buono che sia sempre più Buono ed un bello che sia sempre più Bello.  


Si può raccontare la felicità? In un certo senso sì e in un certo senso no. Si può raccontare, perché la vera felicità nasce dalla consapevolezza che la propria vita, malgrado tutte le difficoltà, è orientata al bene e che questo bene dà senso a tutti i sacrifici, a tutti i dolori, a tutte le ambasce. La felicità, cioè, non come alternativa alla sofferenza bensì alla disperazione. E questo lo possiamo e lo dobbiamo raccontare. Ma è anche vero che la felicità non si può raccontare, in quanto, proprio perché ancorata al Vero, scaturisce sempre dal mistero di sentirsi protetti dentro il Significato di tutto. E qui c’è il mistero incommensurabile di Dio. Solo la felicità ingannevole, che crede di trovare se stessa nella soddisfazione a qualche isolato desiderio, può illudersi di stare dentro le parole e le possibili descrizioni. La vera felicità, quella con la “F” maiuscola, è ben oltre. E’ molto oltre.

La vera felicità si assapora. Si assapora come quei dolci che tendono facilmente a sbriciolarsi. Per esempio: una buonissima torta di mele. Quando si mangia la torta di mele, briciole rimangono sempre nel piattino e viene facile non lasciarle lì ma continuare a mangiarne una ad una. Perché ognuna di quelle, seppur piccola, si lega a ciò che si è precedentemente assaporato allorquando si portavano alla bocca morsi più consistenti. La felicità che ci è data è proprio così. Ci sono momenti in cui riempie il “palato” del nostro animo; ma ci sono anche momenti in cui dobbiamo accontentarci di qualche, comunque gustosa e dolcissima, briciola.

Di certo la vera felicità, se si sceglie il vero senso della vita che la Croce del Dio che è morto per noi, non sparisce mai. Può conservarsi come briciola, ma si conserva. E’ quella vera letizia, che, malgrado la sofferenza, sempre alberga nel profondo del cuore.

Insomma, la vera felicità è come una torta di mele in cui si mangia anche l’ultimo, gustosissimo e dolcissimo, frammento.


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