APOLOGETICA ASSAPORANDO…una macedonia di frutta

L’uomo è l’unico essere sulla faccia della terra che cucina. Gli animali no, non lo fanno. Anche in questo l’uomo si distingue. Ciò è il segno che all’uomo non basta solo assaporare, bensì ricerca l’affinamento, cioè il miglioramento del sapore. L’uomo coglie il piacere del gusto e desidera ancor più intensificarlo. E’ l’esito del suo essere collocato in un orientamento in cui tutto concorre per il raggiungimento di un fine attraverso singole tappe. Insomma, un orientamento che è itinerario, dove ogni passo deve essere progressione verso un vero che sia sempre più Vero, un buono che sia sempre più Buono ed un bello che sia sempre più Bello. 


Lo scrittore, nonché anche pittore, Ugo Bernasconi (1874-1960) ha scritto: “Vero che la forza della pianta è nelle radici; ma ciò che a noi interessa è il frutto. E la stessa forza sotterranea la valutiamo in ragione di quel che dà nella luce”. 

Certamente un frutto non nasce così. Ha bisogno di una pianta e la pianta ha bisogno di radici; e queste radici sono ben nascoste.

Il frutto, invece, si vede; e molto spesso -per non dire sempre- si distingue cromaticamente, nel senso che è ben visibile nella sua diversità di colore rispetto alla pianta.

Il frutto è l’esito di un processo che parte molto prima. Ed è significativo il fatto che solitamente si chiuda il pranzo con la frutta. Addirittura le norme del galateo pongono la frutta anche dopo il dessert. Cosa che può sembrare un po’ strana, visto che dopo il dolce, la frutta può correre il rischio di non essere avvertita tanto dolce. Eppure è così. Perché con la frutta si deve chiudere il gusto. L’assaporamento della frutta è come se “lavasse” il palato. Per esempio, la mela ha degli acidi particolari con proprietà antibatteriche, i quali, stando agli esperti, renderebbero non necessario il lavarsi i denti dopo aver mangiato.

Insomma, la frutta è proprio ciò che è il frutto, ovvero l’esito.

In Teologia Spirituale si afferma che quando l’anima corrisponde allo Spirito Santo, produce i Frutti dello Spirito Santo.

Non tutti gli atti che procedono dalla grazia sono frutti, ma certamente sono quelli che comportano una certa soavità.

San Paolo ce ne offre un elenco: “I frutti dello Spirito sono: carità, gioia, pace, pazienza, benignità, bontà, longanimità, mitezza, fedeltà, modestia, temperanza, castità.” (Galati 5)

E’ vero. Quale sapore può essere più utile a conclusione se non quello della carità, della gioia, della pace, della pazienza, della benignità, della bontà, della longanimità, della mitezza, della fedeltà, della modestia, della temperanza, della castità?

Una vera “macedonia” che rende sempre fresca, cioè nuova, ma anche saporita e dolce l’avventura della vita.

Dio è Verità, Bontà e bellezza

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