La Corte Costituzionale si è pronunciata: si può aiutare un aspirante suicida in alcuni casi. Dunque, non è punibile Marco Cappato che ha “aiutato” il DJ Fabo e non è punibile chi dovesse comportarsi come il politico radicale.
Ormai la strada è tracciata (in realtà era stata tracciata da molto tempo) e il principio della completa autodeterminazione sta completando il suo percorso, perché ormai è chiarissimo che anche quelle condizioni pregiudiziali che la Corte Costituzionale ha posto salteranno secondo logica. Sì, secondo logica: perché quando s’introduce il principio secondo cui si possono decidere soggettivamente i parametri d’insopportabilità del dolore, allora è più che logico (per l’appunto) che ognuno giudichi da sé senza alcun vincolo o impedimento.
Questa strada che è stata tracciata dimostra ancora una volta quanto due diametrali visioni dell’uomo e della società (meglio: del rapporto dell’uomo con la società) arrivino allo stesso obiettivo.
Facciamo un po’ di chiarezza. Fondamentalmente in merito al rapporto tra l’uomo e la società vi sono tre possibili soluzioni: individualista-libertaria (la società è un accidente), collettivista (l’individuo è un accidente), comunitarista (la persona e la società sono sostanze).
Nella prima (individualista-libertaria) la società potrebbe anche non esistere; nella seconda (collettivista) la persona umana è totalmente definita dalla società e in sua funzione; nella terza (comunitarista) la persona umana si realizza nella società e la società non è un’entità astratta, bensì trova il suo fondamento nell’essere a servizio della persona umana.
La politica che scaturisce dalla filosofia naturale e cristiana e che quindi scaturisce da un concetto tradizionale e naturale di bene comune, non può che sposare la terza soluzione (comunitarista). Da qui l’inammissibilità di qualsiasi totale autodeterminazione. L’uomo è legato. L’uomo ha bisogno naturalmente della società; e la società ha bisogno naturalmente dell’uomo.
Aristotele (questo sconosciuto!) nella Politica lo dice chiaramente: l’uomo è un essere naturalmente sociale. Non è né accidentalmente sociale (la società per lui potrebbe anche non esistere) né sostanzialmente sociale (la società è tutto e lo definisce inevitabilmente), bensì Aristotele dice giustamente che è naturalmente sociale: l’uomo si realizza nella società e la società non esiste in astratto, ma è reciproca interrelazione umana.
Per cui, se si ammette la legittimità dell’autodistruzione della persona uamna, si deve anche ammettere la possibilità di distruggere la società.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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