APOLOGETICA CON I PROVERBI – “Ai poveri mancano molte cose, ma all’avaro manca tutto” (proverbio modenese)

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Il popolo è ben altra cosa rispetto alla massa. La massa è qualcosa d’informe, che, pertanto, si lascia facilmente plasmare. Il popolo no. Esso ha una sua identità, una sua storia, delle radici. Ha un vissuto che gli permette di giudicare con buon senso il reale. E questo lo conforta di un’eredità: la saggezza. Certo, i popoli non sono uguali; perché le culture non sono uguali. C’è chi ha conquistato il Vero. Chi lo ha atteso. Chi lo ha rifiutato. Chi se ne è allontanato. Ma al di là di questo, ciò che è di natura percepisce il senso delle cose e il mistero del vivere. E, proprio perché Dio ha fatto sì che la natura fosse predisposta all’accoglienza della Grazia, non c’è buon senso popolare che non manifesta questo desiderio; al di là di ciò che la Storia dei singoli popoli partorisce. Ecco perché si può capire l’unicità e la bellezza della Verità Cattolica anche attraverso il buon senso di tutti i popoli.


Ci sono dei versi di Montale che bene esprimono la condizione umana. Sono versi tratti dalla raccolta Ossi di seppia. Dicono così: “Sotto l’azzurro fitto del cielo qualche uccello di mare se ne va, né sosta mai, perché tute le immagini portano scritto ‘più in là!’.

Questi versi descrivono il volo dei gabbiani. Essi vedono uno scoglio, vi si posano, ma non decidono di stabilirsi dove si sono posati. No. immediatamente spiccano il volo per andare verso un altro scoglio…”tutte le immagini portano scritto ‘più in là!‘.” Insomma, è come se il gabbiano, giunto ad uno scoglio, non ne fosse veramente soddisfatto, e così va alla ricerca di qualcos’altro.

Diciamocelo francamente: questa è anche la condizione esistenziale dell’uomo. Ci prefiggiamo di raggiungere un obiettivo, di realizzare un desiderio, ma poi, una volta che tutto questo si realizza, ci accorgiamo che ciò che attendevamo è troppo piccolo per soddisfare la domanda del nostro cuore: una domanda illimitata, una domanda d’infinito.

Il proverbio modenese dice che all’avaro manca tutto. Certo, manca tutto, perché alla fine di tanto che ha, non ne fa uso, pensando maniacalmente di conservarlo. Ma all’avaro manca tutto anche perché fa dei suoi averi il tutto della sua vita. Una volta che si fa dei beni materiali il proprio tutto, davvero manca tutto, perché questi non possono essere il Tutto.

L’uomo è fatto per ben altro.

L’uomo è fatto non per soddisfarsi del primo “scoglio”, per riprendere l’immagine di Montale.

L’uomo è fatto l’Eterno.

Ed ecco perché, se si vuole davvero essere ricchi, meglio essere poveri… che avari!


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