Il popolo è ben altra cosa rispetto alla massa. La massa è qualcosa d’informe, che, pertanto, si lascia facilmente plasmare. Il popolo no. Esso ha una sua identità, una sua storia, delle radici. Ha un vissuto che gli permette di giudicare con buon senso il reale. E questo lo conforta di un’eredità: la saggezza. Certo, i popoli non sono uguali; perché le culture non sono uguali. C’è chi ha conquistato il Vero. Chi lo ha atteso. Chi lo ha rifiutato. Chi se ne è allontanato. Ma al di là di questo, ciò che è di natura percepisce il senso delle cose e il mistero del vivere. E, proprio perché Dio ha fatto sì che la natura fosse predisposta all’accoglienza della Grazia, non c’è buon senso popolare che non manifesta questo desiderio; al di là di ciò che la Storia dei singoli popoli partorisce. Ecco perché si può capire l’unicità e la bellezza della Verità Cattolica anche attraverso il buon senso di tutti i popoli.
1.Non si sa fino a che punto sia vero, ma certamente è molto verosimile. Si racconta che san Tommaso d’Aquino nella prima lezione dei suoi corsi solesse prendere una mela dal tascone del suo saio, mostrarla agli studenti e dire: “Questa è una mela; e se c’è qualcuno di voi che volesse negarlo, è bene che non segua le mie lezioni.” Dicevamo: non sappiamo se effettivamente san Tommaso facesse questo, certamente però un fatto di questo tipo è molto verosimile. Lo è perché giustamente l’Aquinate era convinto che non si potesse fare autentica e corretta filosofia se non partendo dall’osservazione attenta della realtà. E’ ciò che si chiama anche realismo filosofico o metodo realista.
2.La filosofia corretta deve partire dalla realtà, perché solo così può raggiungere l’oggettività della verità. Questa è stata la convinzione che ha animato, pur con i dovuti distinguo, tutta il pensiero classico e medioevale, cioè quel pensiero che ha partorito la cosiddetta metafisica, che è lo studio dell’essere in quanto essere. I due grandi della filosofia antica, Platone e Aristotele, affermavano che non ci potesse essere vera filosofia se non partendo dalla meraviglia.
3.Con la modernità cambia la prospettiva: la filosofia invece di partire dalla realtà, decide di partire dal pensiero; e così si passa dall’oggettivismo al soggettivismo, cioè dall’evidenza della verità alla scoperta dell’opinione. Un’opinione che a sua volta cerca d’imporsi come verità, generando un continuo conflitto sul piano della conoscenza, in filosofia si dice sul piano gnoseologico.
4.Perchè la realtà dà fastidio? Per un motivo molto semplice: perché impone la via dell’umiltà. Partendo dalla realtà, l’uomo è costretto a vedersi per quello che è, cioè un essere precario, contingente, fragile, non autosufficiente…un essere che deve a Dio tutto. Dunque, il realismo conduce al teismo, cioè al riconoscimento di Dio; mentre il razionalismo antimetafisico giustifica qualsiasi delirio folle di onnipotenza umana e di deificazione di se stessi.
5.Ma tutto ciò a cosa ha portato? Ha reso l’uomo più felice? No, lo ha reso disperato, perché terribilmente solo. Il pensiero non può soddisfare il cuore umano. Solo la meraviglia di incontrare la bellezza di un Significato iscritto nel reale appaga…ecco perché ha ragione il proverbio azero…ciò che non si vede, non entra nel cuore.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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