APOLOGETICA LAVORANDO – Il pescatore

Il peccato originale non ha generato il lavoro, bensì la fatica, ovvero la durezza del lavoro, e così anche la possibilità che il lavoro, pur necessario, non trovi sempre perfetta corrispondenza nel desiderio dell’uomo. E’ il rischio di trovarsi a fare cose in cui non ci si riconosca, in cui tutto si presenti appesantito e impietosamente gravoso. Eppure, anche nella condizione post-peccatum, c’è la possibilità di scorgere la bellezza della propria fatica. E’ quando la si offre nella convinzione che vada ad inserirsi in un’armonia governata da Dio. Diceva santa Teresina di Lisieux che anche raccattare da terra un misero ago ha un valore infinito se fatto nella grazia di Dio e per suo amore. Ecco: la bellezza della propria fatica è inserirla in questo Significato. Un Significato che tutto ammorbidisce e che arriva a mitigare anche la più spossante stanchezza, perché le offre una sublime “ragione”.


Una delle condizioni quasi pregiudiziale, cioè necessaria, del lavoro è poter osservare l’oggetto su cui lavora. Il chirurgo, il paziente. Il fioraio, i fiori. Il fornaio, l’impasto della farina. L’idraulico, il tubo da riparare. Ecc…

Quando invece si deve lavorare su ciò che non si può vedere, perché nascosto, allora il lavoro ha bisogno di qualcosa di ben preciso.

Al pittore Vincent Van Gogh (1853-1890) si attribuiscono queste parole: I pescatori sanno che il mare è pericoloso e la tempesta terribile, ma non hanno mai trovato questi pericoli, una ragione sufficiente per restare a riva. E all’attore americano Herbert Shriner (1918-1970) queste altre: Tutto ciò di cui un pescatore ha bisogno è un verme e un po’ di pazienza.

Al pescatore spetta, dunque, il coraggio, se deve andare in alto mare. Ma non solo. Deve anche armarsi di pazienza, sempre: tanto se va in alto mare quanto se rimane a riva.

Coraggio e pazienza vanno di pari passo.

Il coraggio serve per non rendere un pericolo, necessario da affrontare, ostacolo insormontabile.

La pazienza serve per attendere  ciò che verrà… ciò che è sempre un dono e mai qualcosa che spetterebbe scioccamente di diritto.

Ma nel pescatore c’è un collante che unisce il coraggio e la pazienza. E’ il collante della fiducia.

Il pescatore sa che sotto la superfice delle acque c’è la propria vita, la propria speranza, il proprio poter andare avanti e sostenere quelle persone a cui vuol bene che attendono a casa. Ma il pescatore non può vedere il frutto sperato; sa che c’è, ma non lo può vedere. Ma sa anche che se alimenterà il coraggio e la pazienza, ciò che adesso non vede si manifesterà con pienezza e soddisfazione.

E’ la vita: non ci può essere pienezza e soddisfazione senza il coraggio e la pazienza…unite dalla Fede.


Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


Vuoi aiutarci a far conoscere quanto è bella la Verità Cattolica?

CONDIVIDI

Be the first to comment on "APOLOGETICA LAVORANDO – Il pescatore"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*