APOLOGETICA LEGGENDO…Emily Dickinson (1830-1886)

Tra gli strumenti di un cammino vi è la bisaccia, una borsa con cui poter portare il piccolo necessario; non certo il pasto che i pellegrini chiedevano e chiedono agli ostelli, ma qualche semplice e piccolo boccone per sostenere il passo. Fuor di metafora, ne Il Cammino dei Tre Sentieri la “Bisaccia”  è un insegnamento della sapienza naturale con cui poter sostenere il passo dell’esistenza e confermare la scelta della bellezza della Verità Cattolica. 


L’altro giorno ho perso un mondo. Qualcuno l’ha trovato? (Emily Dickinson)


Cosa c’è di più evanescente della gloria mondo? Scrive Shakespeare nell’Enrico VI (Atto I, Scena II): “La gloria è simile ad un cerchio nell’acqua che non smette mai di allargarsi, fino a che, causa del suo stesso ingrandirsi, non si disperde nel nulla.”

Tutto l’affannarsi per presenziare. Tutto l’affannarsi per costruire. Tutto l’affannarsi per imporsi. Tutto l’affannarsi per sembrare. Tutto l’affannarsi per governare, dirigere, riordinare o scartare. Tutto di tutto…a cosa servirà?

Non sappiamo a quale “mondo” si riferisca la Dickinson. E’ possibile ad un mondo fatto di suoi sentimenti, ad una delusione avuta (d’altronde ella visse sempre nella nostalgia di amori non corrisposti)…non si sa. Di certo quel suo “perderlo” è nella logica. E’ nella natura delle cose…pardon: è nella natura del mondo.

Da qui la stoltezza di aggrapparsi al mondo.

Da qui stoltezza di illudersi che il mondo possa divenire il proprio spazio vitale.

No, il mondo è troppo stretto per far accomodare la vita ed è troppo evanescente per soddisfare la vita.

Il mondo si perde facilmente.

Solo ciò che non è “del mondo” non si smarrisce mai…anzi: è sempre lì…eternamente lì. Senza mutare!


Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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