L’uomo è l’unico essere sulla faccia della terra che cucina. Gli animali no, non lo fanno. Anche in questo l’uomo si distingue. Ciò è il segno che all’uomo non basta solo assaporare, bensì ricerca l’affinamento, cioè il miglioramento del sapore. L’uomo coglie il piacere del gusto e desidera ancor più intensificarlo. E’ l’esito del suo essere collocato in un orientamento in cui tutto concorre per il raggiungimento di un fine attraverso singole tappe. Insomma, un orientamento che è itinerario, dove ogni passo deve essere progressione verso un vero che sia sempre più Vero, un buono che sia sempre più Buono ed un bello che sia sempre più Bello.
Il gelato è un’unione molto semplice. Un’unione tra il freddo e il dolce. Il gelato è gelato, altrimenti non sarebbe. Ma il gelato è anche dolce. Anzi, è molto dolce.
Leggiamo questi versi di Giuseppe Ungaretti:
Respiro il fresco / che mi lascia il colore del cielo. / Mi riconosco immagine passeggera / presa in un giro immortale.
Il poeta descrive la bella sensazione di godere di una frescura che gli dona la natura (il colore del cielo). Ma, proprio grazie a questa sensazione, il poeta si riconosce dentro un altro dono, molto, ma molto più grande: l’essere in destino eterno (presa in un giro immortale).
Se ci si riflette, è questa la condizione dell’esistere umano. Da una parte, vivere di ciò che la natura dona; dall’altra, poter cogliere, proprio perché tutto è dono nella propria precarietà (mi riconosco immagine passeggera), l’incommensurabilità di un destino eterno (presa in un giro immortale).
Dunque da una parte il dono (la frescura), dall’altro la dolcezza di questo dono: la possibilità di vivere eternamente felici se si corrisponde all’amore di Dio.
Assaporare un buon gelato può aiutarci a riflettere su questa unione: il dolce della crema come esito del fresco ottenuto dalla bravura di chi lo ha prodotto per noi.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri

Molto bello, e molto… dolce.