Il peccato originale non ha generato il lavoro, bensì la fatica, ovvero la durezza del lavoro, e così anche la possibilità che il lavoro, pur necessario, non trovi sempre perfetta corrispondenza nel desiderio dell’uomo. E’ il rischio di trovarsi a fare cose in cui non ci si riconosca, in cui tutto si presenti appesantito e impietosamente gravoso. Eppure, anche nella condizione post-peccatum, c’è la possibilità di scorgere la bellezza della propria fatica. E’ quando la si offre nella convinzione che vada ad inserirsi in un’armonia governata da Dio. Diceva santa Teresina di Lisieux che anche raccattare da terra un misero ago ha un valore infinito se fatto nella grazia di Dio e per suo amore. Ecco: la bellezza della propria fatica è inserirla in questo Significato. Un Significato che tutto ammorbidisce e che arriva a mitigare anche la più spossante stanchezza, perché le offre una sublime “ragione”.
1.Scrive il poeta austriaco Nikolaus Lenau (1802-1850): Molti cercano la felicità nello stesso modo in cui cercano il cappello: lo hanno sempre in testa. Parole vere, d’altronde la buona filosofia lo dice: l’uomo è fatto per la felicità. Poi bisogna ben precisare in cosa consista davvero la felicità, ma che l’uomo sia fatto per tendere alla soddisfazione è fuori di dubbio. Non a caso san Tommaso dice che il Paradiso è la massima soddisfazione di ogni umano desiderio. Solo l’uomo può essere felice. L’animale sperimenta il piacere, ma non ha cognizione della felicità; per un semplice motivo: perché non ha la cognizione. Il suo, quello dell’animale, è un vivere nella dimensione dell’essere e non dell’esistenza. L’anima vive, ma non sa di vivere.
2.Ebbene, questa cognizione della felicità è ciò che fa parte dell’anima intellettiva; e l’intelletto fa riferimento alla testa. E’ lì l’organo che permette all’anima intellettiva, finché è nel corpo, di potersi esercitare. Ciò perché l’uomo è uno spirito incarnato. La testa ha una sua intrinseca nobiltà.
3.Il bravo cappellaio pensa alla qualità del materiale affinché il capo che indosserà il suo cappello possa essere adeguatamente protetto dal freddo. Ma il bravo cappellaio pensa anche alla qualità del materiale, affinché il volto di colui che indosserà il suo cappello possa acquisire gradevolezza ed eleganza. Un bel cappello è il segno che il capo non solo deve essere protetto dal freddo, ma anche abbellito…infatti la nostra testa non solo deve essere protetta dall’intrusione delle fredde idee malvagie, ma deve anche arricchirsi della bellezza e del tepore della Verità.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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