Rubrica a cura di Corrado Gnerre
da Santifichiamo il momento presente, dell’abbé P.Feige
L’inquietudine che produce così spesso la tristezza è -ohimè- un male che s’incontra quasi dappertutto. Ma quale male pericoloso è l’inquietudine! Ascoltate san Francesco di Sales: “L’inquietudine è il più gran male che coglie l’anima, dopo il peccato; perché, come le sedizioni e le sommesse interne di una repubblica la rovinano completamente e le impediscono di resistere allo straniero, così il nostro cuore quando è turbato ed inquieto, perde la capacità di conservare la virtù che aveva acquistato e qualche volta perde i mezzi per resistere alle tentazioni del nemico il quale allora fa, come si dice, tutti gli sforzi per pescare nel torbido”. Da dove vengono la maggior parte delle nostre inquietudini? O da qualche ricordo penoso del passato o dalle preoccupazioni dell’avvenire. La premura, una premura disordinata, che san Francesco di Sales chiamava il nemico capitale della devozione, non è meno frequente dell’inquietudine. Guardate intorno a voi: che agitazione! che eccitazione! che febbre! Un movimento continuo: si vorrebbe, per impiegare un’espressione del santo Vescovo di Ginevra, infilare più aghi in una sola volta: si è membri di ogni sorta di associazione: non si ha mai un istante per prender fiato, per raccogliersi, per mettersi seriamente di fronte alla propria anima, di fronte a Dio, all’eternità. E’ la vita della fretta. L’Imitazione di Cristo dice che è una grande sapienza l’operare senza precipitazione. “E’ meglio -continua san Francesco di Sales – fare poco e bene, che intraprendere molto e farlo male. Non è per la molteplicità delle cose che avanziamo nella perfezione, ma per il fervore e la purezza d’intenzione con la quale le facciamo.” Esiste un mezzo per combattere questo errore? Sì, certo, c’è. Dio stesso lo indica nella Sacra Scrittura. Dopo aver segnalato il male, suggerisce il rimedio. Ecco ciò che dice il Signore: “Applicate i vostri cuori alle vostre vie” (Ag 1,7). Applicare il cuore vuol dire darsi interamente non a ciò che si è fatto o si farà, ma a ciò che si sta facendo. Vuol dire mettere in pratica le belle parole di san Francesco di Sales: “Non affanniamoci, ve ne prego, perché per operare bene bisogna applicarci con cura, ma con calma.” Vuol dire soavemente, come raccomanda frequentemente e insistentemente il santo Vescovo di Ginevra. E per dire tutto brevemente vuol dire santificare il momento presente.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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