COMMENTO AL CATECHISMO DI SAN PIO X – n.184

a cura di Pierfrancesco Nardini


Domanda: Cosa ci ordina il terzo comandamento: ricordati di santificare la festa?

Risposta: Il terzo comandamento: ricordati di santificare la festa ci ordina di onorare Dio nei giorni di festa con atti di culto esterno, dei quali per i cristiani l’essenziale è la Santa Messa.


Come visto nei commenti precedenti, l’uomo ha il dovere di onorare Dio con atti di culto esterni.
Il problema principale, rispetto a questo dovere, è che l’uomo tende a distrarsi, ad immergersi nell’immanenza della vita quotidiana, così da far di quel che è la “solita” vita il centro dei suoi pensieri e delle sue attenzioni. In un gergo terra-terra, si arriva a sera in un attimo e non ci si accorge di non aver recitato nemmeno una semplice preghiera.
Da qui nasce il terzo comandamento (che “è un precetto morale nel senso che l‘uomo deve destinare un dato tempo della sua vita alle cose divine ”, Summa Theol. II-II q. 122, a. 4): Dio, nelle Sue infinite e perfettissime Sapienza e Onniscienza, sapeva essere necessario per richiamare l’uomo a questo suo obbligo fondamentale.
In questo modo, con la conoscenza della Legge divina, l’uomo ricorda di dover santificare le feste e non viene meno a un dovere che lo porterebbe, se non adempiuto, a cadere nel peccato.
Il giorno “ordinario”, a parte le altre feste ricorrenti durante ogni anno (Natale, Pasqua, ecc…), in cui ogni settimana adempiere questo dovere è la Domenica.
Se, infatti, inizialmente, il giorno fissato era il sabato, in ricordo del settimo giorno, in cui Dio aveva riposato (Gen 2, 1-3), dopo la Passione, Morte e Resurrezione di Nostro Signore Gesù, in onore e ricordo della Resurrezione “e la discesa dello Spirito Santo nella prima Pentecoste, avvenute di domenica” (Dragone), il giorno indicato per santificare la festa è la Domenica.
È evidente che tra tutti gli atti di culto esterno quello principale con cui adempiere al terzo comandamento è la Messa. Questa, come riattualizzazione reale e incruenta del Sacrificio di Cristo sulla Croce, rinnova il Calvario. Siamo quindi “obbligati ad ascoltare la Messa la Domenica e le altre feste comandate” (n. 353). San Tommaso D’Aquino spiega: “nel terzo comandamento viene comandato il culto esterno di Dio sotto il segno del beneficio che tutti ci riguarda: cioè ricordando l’opera della creazione del mondo, dalla quale Dio si riposò il settimo giorno [Gen 2, 2]. E a ricordo o in segno di ciò viene comandato di “santificare” il settimo giorno, cioè di deputarlo alle cose di Dio” (Summa Theol. II-II q. 122, a. 4).
Sorge a questo punto, inevitabilmente visti i tempi di crisi che corrono nella Chiesa, la necessità di specificare la differenza tra il Vetus Ordo e il Novus, tutt’altro che forma straordinaria e ordinaria dello stesso rito. Non per incapacità o volontà equivoche, ma solo ed esclusivamente per motivi di spazio, si è però costretti a rimandare ad altri approfondimenti del C3S per questa spiegazione.
Quel che in questo spazio è da chiarire è che, sì, la Messa è il più perfetto e ovvio atto di culto esterno con cui santificare le feste, ma non l’unico. Si vuol intendere che, nelle situazioni in cui non si può, per impedimenti oggettivamente validi, andare a Messa, non si è automaticamente esentati dall’adempimento del terzo comandamento.
Semplifichiamo con una domanda: il fatto che non si possa partecipare alla Messa domenicale ci permette di non fare nulla, come se non fosse un giorno di festa? E, domanda conseguente, nei giorni festivi possiamo stare senza santificare Dio?
Si ricorda intanto che c’è differenza tra il Comandamento e il precetto.
I Comandamenti sono Legge di Dio, legge divina naturale. Sono stati confermati e perfezionati da Cristo e insegnano quali sono i doveri di natura dell’uomo verso Dio, ma anche verso se stessi e il prossimo. Sono per così dire automatici, ci sono per il solo fatto di nascere e vivere.
I precetti sono, invece, una legge ecclesiastica e scaturiscono dai Comandamenti. Applicano la Legge divina, così servendo ad insegnare ai fedeli i loro doveri principali ed essenziali; danno in sostanza delle regole minime, base, ai fedeli.
Questa differenza comporta che i Comandamenti hanno valore per tutti gli uomini, anche non credenti, mentre i precetti sono per i battezzati. I primi hanno carattere assoluto. Questo vuol dire che in nessun modo i Comandamenti possono essere modificati o abrogati, non lo può fare nemmeno il Papa.
I precetti, invece, in quanto legge ecclesiastica possono variare e, in particolare, se ne può essere dispensati in determinate circostanze.
Nel caso specifico, quindi, se è possibile essere dispensati dal precetto festivo di andare a Messa ogni Domenica e nei giorni di precetto, non si è mai, in alcun modo, esonerati dal rispetto del Comandamento di santificare i giorni di festa, in quanto legge perenne non modificabile e non abrogabile.
Un valido e oggettivo impedimento a partecipare alla Messa non vuol dire quindi che si è esonerati dal dover santificare il giorno di festa. Tale dovere lo abbiamo sempre.
Nella normalità la partecipazione alla Messa è il modo più giusto di osservare il Comandamento, rispettando anche il precetto: non c’è, come detto, nulla di più perfetto per portare gloria a Dio. Non basterebbero tutti i Rosari del mondo per pareggiare il valore di una sola Messa.
Nelle situazioni in cui è impossibile, dato che si è evidenziato che non si può non osservare un obbligo assoluto e incancellabile come un Comandamento in questione, si dovrà dunque sopperire in qualche modo. Non c’è infatti solo la Messa come modo per santificare le feste. Come abbiamo scritto, è il più perfetto dei modi, ma non l’unico.
Si dovrà dedicare del tempo della propria Domenica a Dio, a renderGli gloria. Come?
Un esempio, forse quello in generale più consigliato, è quello di recitare il Rosario con delle utili meditazioni, con le Litanie, il Credo e altre preghiere, leggere le letture del giorno, possibilmente insieme ad un buon commento, una Via Crucis, o fare altre preghiere: per almeno 45 minuti, meglio ancora un’ora (il tempo di una Messa).
Si conclude con un ragionamento.
Rendere gloria a Dio è un dovere dell’uomo non limitato alla sola Domenica e ai giorni di festa: siamo stati creati «per conoscerLo, amarLo e servirLo in questa vita, e per goderLo poi nell’altra in paradiso» (n. 13 Catechismo di San Pio X).
Molti, purtroppo, si limitano al “compitino”, nel senso che vanno a Messa la Domenica, ma appena fuori e in tutto il resto delle loro giornate si dimenticano di Dio e della loro vita spirituale. E non si rendono conto dell’incoerenza di questo comportamento.
Approfittiamo di questi momenti in cui siamo a casa per meditare sull’importanza del santificare ogni giorno e non solo la Domenica, di non limitarci al compitino domenicale, rinforziamo sempre più la nostra anima con (almeno) la recita quotidiana del Rosario, se proprio non si riesce ad andare a Messa anche nei giorni feriali.


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