Commento del Catechismo di San Pio X (n.221)

A cura di Pierfrancesco Nardini


Domanda: Chi è obbligato al digiuno ecclesiastico?

Risposta: Al digiuno ecclesiastico è obbligato ogni fedele dai ventun anni compiuti ai sessanta incominciati, se non ne sia scusato per infermità, per lavori gravosi o per altra giusta ragione.


La Chiesa, nella sua sapienza bimillenaria di Maestra, ha sempre disciplinato il digiuno come mezzo ordinario di penitenza e di educazione dell’anima. Nel suo catechismo, San Pio X chiarisce con precisione chi sia tenuto a questa pratica: i fedeli tra i ventuno e i sessant’anni, a meno che non vi siano impedimenti gravi e oggettivi, come infermità, lavoro gravoso, altra giusta ragione o la dispensa della legittima autorità.

Questa norma, come tutti i precetti, non è arbitraria, ma risponde a un principio di proporzione e di prudenza. L’età indicata corrisponde, infatti, al periodo in cui il corpo ha una maggiore stabilità e capacità di sopportare uno sforzo moderato. Oggi l’età minima è stata portata al 18° anno di età compiuto. Nel corso del tempo si continuerà, probabilmente, a modificare in base a come la struttura corporea delle persone varierà. Oggi, rispetto ai tempi di San Pio X, c’è molta più possibilità di resistere, per abbondanza di cibo e prodotti energetici, ecc…

La ragionevolezza di questo precetto è data dalla presenza dell’esclusione per i motivi indicati. Questo evidenzia che la legge ecclesiastica non è mai cieca o inumana e che ha come obiettivo la salvezza dell’anima, non l’afflizione fine a se stessa. Dice san Tommaso: “Il digiuno è ordinato a reprimere i moti della concupiscenza, ed è quindi da imporsi a chi può sopportarlo senza grave danno; ma non a chi verrebbe più danneggiato che beneficato” (Summa Theol.ogiae, II-II, q. 147, a.1, ad 3). Questo obbligo ha, dunque, un fondamento razionale, non è qualcosa di meccanico che si applica ciecamente e indiscriminatamente: chi può, deve; chi non può, ne è dispensato.

È altrettanto evidente, come in tutto ciò che riguarda la fede, che questo precetto comporti sincerità di coscienza del fedele. Seppur impossibilitati e esentati, non si è per questo esentati però dal cercare altre forme di penitenza: la legge si adatta, non si annulla.

Nel Vangelo troviamo il principio su cui poggia ogni precetto penitenziale: “quando digiunate, non siate malinconici come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa” (Mt 6, 16). In tal modo la Sacra Scrittura ricorda che il digiuno non è esibizione ma atto interiore, discreto, offerto a Dio. L’obbligo non è solo formale, ma morale e spirituale. Si potrebbe anche non renderlo pubblico, ma assolverlo.

L’utilità della pratica del digiuno è sempre stata dimostrata nel corso dei secoli, con tanti esempi, non solo di santi. Sant’Agostino, nella sua Lettera a Casulano, affermava: “non si dica che il digiuno non serve: esso domava i profeti, fortificava i giudici, santificava gli apostoli. Digiuna anche tu, se vuoi avere parte con loro”.

Come spesso ricordato nei commenti finora pubblicati, le leggi della Chiesa, anche nei dettagli pratici, sono derivanti dai Comandamenti e sono espressione dell’autorità conferita da Cristo. Rifiutarle con leggerezza, equivarrebbe a non credere che la Chiesa parli sempre come sposa del Verbo Incarnato, che è Gesù, l’eterno Capo della Chiesa…e mai a titolo privato.

Il digiuno diventa, inoltre, un richiamo alla continuità tra la vita cristiana e le radici della fede: digiunare significa unirsi alla Chiesa di sempre, non per imposizione, ma per partecipazione.

In conclusione, dunque, l’indicazione di chi sia obbligato al digiuno ecclesiastico, contenuta nel Catechismo di San Pio X, è frutto di una lunga esperienza spirituale e pastorale. Non è un’imposizione estranea alla vita, ma una chiamata concreta ad ordinare il corpo e l’anima secondo Dio.

In un tempo in cui ogni disciplina viene vista con sospetto, riscoprire l’obbligo del digiuno è un atto di fedeltà alla Tradizione e di amore verso Dio e la propria anima.


Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


Vuoi aiutarci a far conoscere quanto è bella la Verità Cattolica?

CONDIVIDI

Be the first to comment on "Commento del Catechismo di San Pio X (n.221)"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*