Il Catechismo di San Pio X commentato per voi (n.70)

a cura di Pierfrancesco Nardini


Che peccato fu quello di Adamo?  Il peccato di Adamo fu un peccato grave di superbia e di disobbedienza.


Il peccato originale è raccontato nel libro della Genesi (3, 1-7) ed è quindi verità rivelata.

La Chiesa nel corso della sua storia ha combattuto alcuni errori che lo negavano: ad esempio gnostici e manichei, origenisti e priscillanisti; anche dei Pelagiani (affermavano che non servisse il Battesimo per i bambini). Questi ultimi furono contestati con fermezza da sant’Agostino e l’errore fu condannato dalla Chiesa nei Concilii di Milevi (416 d.C.), Cartagine (418 d.C,), Orange (529 d.C.) ed anche in quello di Trento (1546 d.C.).

“Il peccato originale non è una mia invenzione, perché la fede cattolica fin dall’antichità ne ha sempre proclamata l’esistenza; ma tu che lo neghi sei dunque fautore di una nuova eresia” (S. Agostino, De nupt. et concup. II, 12, 25).

Sempre S. Agostino nello scritto Contra Iulianum (L. I e II) indica come testimoni della dottrina sul peccato originale molti Santi e Padri della Chiesa.

Esiste d’altronde una prova decisiva sull’insegnamento costante della Chiesa: l’antichissima prassi del Battesimo dei bambini “per la remissione dei peccati”.

Non sono inoltre accettabili spiegazioni mitologiche o allegoriche di quanto riportato nella Genesi. La Commissione Biblica nel 1909 stabilì che non si doveva dubitare del suo senso storico.

San Pio X scrive che quello di Adamo fu “un peccato grave”. Questo è di fede, è insegnamento universale e ordinario della Chiesa.
“Ora, se la gravità della punizione importa la gravità del peccato, è evidente che quello di Adamo è un peccato grave” (L. Ott, Compendio di Teologia Dogmatica). In effetti, si è visto nei numeri precedenti quali furono le durissime conseguenze del peccato originale, tra l’altro chiaramente conosciute dai progenitori.

Soprattutto la gravità di un’azione si valuta sulla base di ciò che non rispetta. L’azione di Adamo ed Eva andò contro un comando diretto dato da Dio che chiedeva loro una prova di fedeltà.

Alla base di questo ci fu la superbia, che è “principio di ogni peccato” (Siracide) e siccome ogni rovina inizia dall’orgoglio (v. Tobia 4, 14), con quello ebbe inizio la vita dell’uomo fuori dal paradiso terrestre.

I nostri progenitori disprezzarono così la volontà divina, credendo al serpente che non sarebbero morti ma anzi che anche loro sarebbero diventati come Dio.

Disobbedirono per superbia, che, come detto, è il primo e la fonte di tutti i peccati.

Il Dragone commenta che “i nostri progenitori peccarono anche di curiosità, di gola e d’infedeltà”.

Santa Vergine, dacci la forza di non cadere nella superbia, per poter così estirpare i semi di tutti i peccati, che da essa traggono linfa.


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