Santa Edvige, Vedova (1174-1243)

I genitori Bertoldo e Agnese, di alta nobiltà bavarese, la preparano a un matrimonio importante, facendola studiare alla scuola delle monache benedettine di Kitzingen, presso Würzburg. E, a 16 anni, Edvige sposa a Breslavia (attuale Wroclaw, in Polonia) il giovane Enrico il Barbuto, erede del ducato della Bassa Slesia. Quattro anni dopo, Enrico succede al padre Boleslao e così lei diventa duchessa.
Questo territorio slesiano fa parte ancora del regno di Polonia, ma si sta germanizzando. I suoi duchi, già dal tempo di Federico Barbarossa (morto nel 1190) gravitano nell’orbita dell’Impero germanico; la feudalità locale è invece di stirpe polacca, come la maggioranza degli abitanti, ai quali però si sta mescolando una forte immigrazione di tedeschi. Edvige mette al mondo sei figli: Boleslao, Corrado, Enrico detto il Pio, Agnese, Sofia e Gertrude. E si rivela buona collaboratrice del marito nel difficile governo del ducato: guadagna la simpatia dei sudditi polacchi imparando la loro lingua, promuove l’assistenza ai poveri, come fanno e faranno molte altre sovrane; ma con una differenza: lei vive la povertà in prima persona, giorno per giorno, con le regole severe che si impone, eliminando dalla sua vita tutto quello che può distinguerla da una donna di condizione modesta. A cominciare dall’abbigliamento. I biografi parlano degli abiti usati che indossa, delle calzature logore, delle cinture simili a quelle dei carrettieri. È poco fortunata con i figli, che non avranno rapporti affettuosi con lei, e che moriranno quasi tutti ancora giovani, tranne Gertrude. Suo marito, Enrico il Barbuto, muore nel 1238, e gli succede il figlio Enrico il Pio, che già nel 1241 viene ucciso in combattimento contro un’incursione mongola presso Liegnitz (attuale Legnica).
Disgrazie in serie, dunque. Ma i biografi dicono che lei le affronta ogni volta senza lacrime. Forse perché è tedesca. E forse anche perché è molto legata all’ambiente monastico del tempo, con tutto il suo rigore. Alle molte preghiere e pie letture, Edvige accompagna anche penitenze fisiche durissime. Eppure, quando si ritrova sola, non pensa di “fuggire dal mondo” subito, entrando in monastero. No, prima bisogna pensare ai poveri, come dirà alla figlia Gertrude, non per motivi di buona politica, ma perché i poveri sono “i nostri padroni”. (…) Entra infine nel monastero cistercense di Trebnitz (l’attuale Trzebnica) fondato da lei nel 1202. E qui vive da monaca. Anzi, da monaca superpenitente. Muore anche da monaca, chiedendo di essere sepolta nella tomba comune del monastero. Tedeschi e polacchi di Slesia sono concordi nel chiamarla santa: nel 1262, sotto papa Urbano IV, incomincia la causa per la sua canonizzazione, e nel 1267 papa Clemente IV la iscrive tra i santi. Il corpo sarà in seguito trasferito nella chiesa del monastero. (santiebeati.it)


Introito

(Salmo 118,75; 118,120)

So bene, Signore, che i tuoi giudizi sono giusti; a ragione mi facesti soffrire; la mia carne rabbrividisce per il timore di te; i tuoi giudizi io pavento.

(Salmo 118,1)

Beato chi è perfetto nel suo cammino, chi procede secondo la legge di Dio.


Epistola

(Proverbi 31,10-31)

Quando si trova una degna moglie, il suo valore va ben oltre le perle. Suo marito, affidandole il suo cuore, ha un premio immancabile. Gli porta il bene, e non il male, tutti i giorni della sua vita. Si procura la lana e il lino e fa la stoffa con mani sapienti. Come le navi mercantili, assicura le sue provviste da lontano. Si alza mentre è ancora notte e distribuisce il cibo alla sua famiglia. Sceglie un campo da acquistare; con i suoi guadagni pianta una vigna. È cinta di forza e robuste sono le sue braccia. Le piace il successo dei suoi affari; di notte la sua lampada è spenta. Mette le mani sulla conocchia e le sue dita maneggiano il fuso. Tende le mani ai poveri e tende le braccia ai bisognosi. Non teme la neve per la sua famiglia; tutte le sue cariche sono doppiamente vestite. Fa le sue coperte; lino fine e porpora sono i suoi vestiti. Suo marito è prominente alle porte della città mentre siede con gli anziani del paese. Confeziona abiti e li vende e rifornisce di cinture i mercanti. È rivestita di forza e dignità e ride dei giorni che verranno. Apre la bocca con saggezza e sulla sua lingua c’è un consiglio gentile. Osserva la condotta della sua casa e non mangia il suo cibo nell’ozio. I suoi figli si alzano e la lodano; anche suo marito la esalta: Molte sono le donne di comprovato valore, ma tu le hai superate tutte. Il fascino è ingannevole e la bellezza fugace; sia lodata la donna che teme il Signore. Datele una ricompensa per le sue fatiche, e lasciate che le sue opere la lodino alle porte della città. e rifornisce di cinture i mercanti. È rivestita di forza e dignità e ride dei giorni che verranno. Apre la bocca con saggezza e sulla sua lingua c’è un consiglio gentile. Osserva la condotta della sua casa e non mangia il suo cibo nell’ozio. Grazie a Dio.


Graduale

(Salmo 44,3; 44,5)

Sparsa è la grazia sulle tue labbra, perciò Dio ti ha benedetto in eterno. Per la tua fedeltà e mitezza e giustizia la tua destra compirà prodigi. Alleluia, alleluia.

(Salmo 44,5)

Nello splendore della tua grazia, avanza con fiducia e regna! Alleluia.


Vangelo

(Matteo 13,44-52)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; chi lo trova lo nasconde, e nella sua gioia va, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Ancora una volta, il regno dei cieli è come un mercante in cerca di belle perle. Quando trova una sola perla di grande valore, va, vende tutto quello che ha e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare che raccoglie pesci di ogni specie. Quando fu pieno, lo tirarono fuori e, seduti sulla spiaggia, raccolsero il pesce buono nei vasi, ma buttarono via il cattivo. Così sarà alla fine del mondo. Gli angeli usciranno e separeranno i malvagi dai giusti e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Hai capito tutte queste cose? Gli dissero: Sì. Ed egli disse loro: Dunque, ogni scriba ammaestrato nel regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dalla sua dispensa cose nuove e cose antiche.


Meditazione

1.Cosa significa estrarre dalla dispensa “cose nuove e cose antiche“? Nella dispensa le cose si conservano, per poi, queste cose, essere dispensate, cioè distribuite. Ebbene, il Regno dei Cieli è tutto il Bene possibile, è tutta la Verità. Quella Verità che è presente da sempre, cioè dall’eternità. Quella verità che è Dio stesso. La Verità è “antica” e “nuova”, proprio perché è sempre se stessa, in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni situazione, in ogni dolore e in ogni gioia.

2.Dio c’è, non solo esiste. E’ presente qui, in questo preciso momento, vicino ad ognuno di noi. Spetta a noi sceglierlo, cioè corrispondere al suo amore accettando la sua legge.


Alla Regina dello Splendore

Madre, fa sì che possa scoprire il tuo Divin Figlio dappertutto: in ogni mia faccenda. E fa che che lo possa scegliere sempre. Madre, aiutami tu a far sì che l’unica risposta per la mia vita sia il Tuo Divin Figlio. Regina dello Splendore, guidami nel cammino della vita.


Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri


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