San Girolamo, Confessore e Dottore (IV-V secolo)

Non si può comprendere la figura di san Girolamo veramente gigantesca, senza accennare alle condizioni della Chiesa nel suo tempo, che fu la seconda metà del IV secolo cristiano, e l’inizio del successivo. Al cosiddetto “trionfo del Cristianesimo”, avvenuto con la conversione di Costantino, seguì infatti una di quelle profonde crisi che minacciano sempre i trionfi mondani. Per reggerla nella fortuna, con maggiore sforzo di quando era nella disgrazia, ci vollero le grandi figure di Basilio, di Gregorio Nazianzeno, di Gregorio Nisseno, di Giovanni Crisostomo, d’Ilario di Poitiers, di Ambrogio e di Agostino. E fra tutti questi ci fu anche san Girolamo, chiamato “il leone della polemica cristiana”, penitente spietato con se stesso e lottatore spietato contro gli erranti. Era nato, tra il 340 e il 350, nella cittadina di Stridone, tra la Dalmazia e la Pannonia. Per questo è stato chiamato anche il Leone della Dalmazia. Di famiglia cristiana, fece i primi studi nella sua piccola patria, poi andò a Roma dove s’invaghì dei classici e fu preso dalla vita gaudente dell’Urbe. In seguito, nei giorni di penitenza nel deserto della Calcide, egli sarà ancora turbato dai ricordi di quella vita, per scacciare i quali usava percuotersi il petto con un sasso. Da Roma si reca nelle Gallie, a Treviri, presso la corte dell’Imperatore Valentiniano; torna a Roma, va ad Aquileia, sempre studiando  accanitamente, sempre disputando fieramente, e dalla metropoli del paese natale pensa di ritirarsi nel deserto, per dedicarsi tutto alla meditazione e allo studio. Attraverso la Grecia, passa ad Alessandria, tocca ad Antiochia, e finalmente si seppellisce nel deserto siriaco  della Calcide, con un bagaglio di libri profani e religiosi. La solitudine lo fa sprofondare sempre più nello studio, ma le opere dei classici lo attraggono più dei testi sacri, che gli sembrano quasi rozzi al confronto di Virgilio e dell’eloquenza di Cicerone, tanto che, in sogno, si sente rimproverare: “Tu non sei cristiano, ma ciceroniano”. Allora si getta con bramosia nelle pagine dei Profeti, sui salmi di David. Da quel momento il Leone della Dalmazia non si nutrirà più che col midollo delle Scritture sacre, diventando un interprete profondo e un traduttore sicuro. Chiamato a Roma, per dirimere questioni teologiche e scritturali, stupisce per la sua straordinaria dottrina. Papa Damaso gli affida compiti di grande responsabilità. Attorno a lui si forma un cenacolo di cristiani integerrimi e di donne devote. Dopo la morte di Damaso, qualcuno pensa a lui come vescovo di Roma. Ma il suo carattere rude, la sua fiera intransigenza gli hanno procurato gran numero di avversari, che lo assalgono da ogni lato. Ripreso dal desiderio della solitudine, dello studio lontano dal mondo, questa volta pone il suo covo in una grotta di Betlemme, dove lo raggiungono i suoi fedeli e le sue donne, che formano presso alla spelonca, guardata da un vero leone, un monastero femminile. E la grotta betlemmita diventa un laboratorio di studiosi. San Girolamo infatti compie un’opera che pare impossibile da un solo uomo. Traduce la Bibbia, dai testi originali; ne commenta il senso, corregge gli errori; scrive lettere polemiche ed apologetiche. E quando muore, a ottant’anni, lascia un materiale preziosissimo di testi scritturali, un corpus di commenti profondi e ispirati, un deposito di dottrina, al quale tutti potranno ricorrere per assicurare la Chiesa il superamento di ogni crisi. (da Mille Santi al giorno di Piero Bargellini)


Introito

(Ecclesiastico 15,5)

Dio gli aprì la bocca in mezzo all’assemblea, lo riempì dello Spirito di sapienza e d’intelligenza, lo coprì con il manto della gloria.

(Salmo 91,2)

E’ bene cantare la gloria del Signore: e lodare, Altissimo, il tuo Nome.


Epistola

(2 Timoteo 4,1-8)

Carissimo, Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che ha da venire a giudicare i vivi e i morti, per la sua venuta e per il suo regno: predica la Parola, insisti a tempo opportuno e fuori tempo. Riprendi, esorta, sgrida con paziente insegnamento; perché verrà tempo in cui la gente non potrà sopportare la sana dottrina, ma per assecondare la propria passione e per prurito di novità, si creerà una folla di maestri, e per non ascoltare la verità andrà dietro a favole. Ma tu veglia soprattutto le cose, sopporta le afflizioni, compi l’ufficio di predicare il Vangelo, adempi il tuo ministero e sii temperante. In quanto a me, il mio sangue sta per essere versato come libazione e il tempo del mio scioglimento dal corpo è vicino. Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede. Non mi resta che ricevere la corona di giustizia, che mi darà in quel giorno il Signore, giusto giudice; e non solo a me, ma anche a quelli che desiderano la sua venuta.


Graduale

(Salmo 36,30-31)

La bocca del giusto esprime sapienza e la sua lingua parla con giudizio. Ha nel cuore la legge del suo Dio e i suoi passi non sono esitanti. Alleluia, alleluia.

(Ecclesiastico 45,9)

Il Signore lo ha amato e lo ha colmato d’onore: lo ha rivestito di una veste di gloria. Alleluia.


Vangelo

(Matteo 5,13-19)

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra. E se il sale perde sapore, come lo si potrà riattivare? Non è più buono che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città sopra un monte. Né si accende una lucerna per riporla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia lume a quanti sono in casa. Così risplendeva la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre Vostro che è nei Cieli. Non crediate che io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti, ma a completare. In verità vi dico che finché non passino il cielo e la terra non passerà un solo iota o un solo apice della Legge, che tutto non sia compiuto. Chi pertanto violerà uno dei minimi di questi comandamenti ed insegnerà così agli uomini, sarà ritenuto minimo nel Regno dei Cieli; ma colui che avrà operato ed insegnato, sarà ritenuto grande nel Regno dei Cieli.


Meditazione

1.Voi siete la luce del mondo…dice Gesù nel Vangelo. Ma come posso io “illuminare”, se a stento riesco a scorgere i miei passi e spesso trovo il buio dentro di me? Eppure Gesù parla chiaro: dobbiamo essere la luce del mondo. L’importante è capire che questa luce non sono le nostre idee, né i nostri umani successi, o anche le nostre altrettanto umane sconfitte. No: questa luce è solo quella di Cristo. E’ la luce della Verità Cattolica!

2.Il ferro che si pone sul fuoco diventerà luminoso ed infuocato. Potrà essere diritto e perfetto o storto e malandato, non ha importanza; sempre infuocato diverrà. E così noi. Il nostro essere ferri storti, brutti a vedersi, scartati dai più, di certo non ci impedirà di essere infuocati se ci poniamo sul fuoco di Cristo.


Alla Regina dello Splendore

Madre, conducimi tu sul fuoco di Cristo. Fa che possa illuminare della luce del tuo Divin Figlio. Sopperisci tu alle mie mancanze, alle mie fragilità, alla mia pochezza, alle mie paure. Regina dello Splendore, guidami nel cammino della vita.


Dio è Verità, Bontà e Bellezza

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