1.Platone nelle Leggi dice che per gli dèi l’uomo è paignon, cioè un giocattolo, dunque un trastullo. Queste parole di Platone fanno chiaramente capire come nel mondo pagano (e non solo quello del contesto del Mediterraneo) il divino crea l’uomo per servirsene, arrivando a sfogare su di lui i propri capricci, le proprie volubilità, in un certo qual modo anche i propri tormenti.
2.Ecco dunque che in questo contesto l’uomo avverte la necessità di difendersi dal divino, ovvero di strappargli quanto più spazio vitale, quanto più margine di libertà. Una lotta, questa, destinata però a fallire, perché troppo sproporzionata. E infatti l’uomo greco troverà soprattutto nel genere tragico l’espressione letteraria in cui pienamente riconoscersi e riconoscere la propria dimensione esistenziale.
3.Con il Cristianesimo la prospettiva cambia totalmente, anzi: si ribalta. L’uomo deve convincersi che Dio è Amore (Deus caritas est) e che Egli lo ha creato per amore. Addirittura, per amore, è arrivato ad incarnarsi, a patire all’inverosimile e ad effondere il proprio Sangue sulla Croce. Non è più il divino che sfoga i suoi capricci sull’uomo, bensì è il Logos immutabile di Dio che viene a sanare il “capriccio” del peccato dell’uomo.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri

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