Si deve sempre ubbidire ai propri superiori?

1.L’obbedienza è una grande (anzi: grandissima) virtù. Ma bisogna stare attenti a non cadere nell’eccesso di metterla al di sopra della Verità, della Giustizia e della virtù della Religione, che è il dover dare a Dio ciò che gli è dovuto.

2.Alla domanda se si debba sempre obbedire ai propri superiori, san Tommaso d’Aquino risponde negativamente. I motivi per cui non si è tenuti ad ubbidire in tutto sono due: Il primo: l’eventuale comando di un’autorità più grande, per esempio Dio. Il secondo: l’eventualità che il superiore comandi all’inferiore delle cose illecite.

3.Si possono distinguere tre tipi di obbedienza:

  • Sufficiente per salvarsi: obbedire nelle cose d’obbligo.
  • Perfetta: obbedire in tutte le cose lecite.
  • Disordinata: obbedire nelle cose illecite.

4.Dunque, l’obbedienza non è cieca e incondizionata, ma ha dei limiti. In caso di peccato, non solo mortale, ma anche veniale, si ha il diritto ma anche il dovere di disubbidire. Si è tenuti a disobbedire anche quando fosse comandato qualcosa di nocivo alla vita spirituale.

5.Come si fa a sapere che ciò che viene comandato è illecito? Lo fa capire la coscienza, coscienza che sia però “retta”, cioè illuminata dall’oggettività del Vero. Va tenuto presente che la coscienza retta non crea la norma, ma si sottomette alla legge morale, fondata su quella divina.

6.Dio ci obbliga di santificarci e quando la legge dovesse mettere a repentaglio la nostra santificazione, abbiamo il diritto e il dovere di opporci ad essa.

7.Facciamo adesso un esempio concreto. Il caso di un sacerdote diocesano con il proprio vescovo. Se il vescovo dovesse ordinare qualcosa che vada chiaramente contro la legge divina: per esempio non poter celebrare la Messa nella corretta liturgia, benedire una coppia  di omosessuali o di semplici conviventi, dare la Comunione ad un divorziato risposato, ecc…allora il sacerdote ha il dovere di resistere all’autorità, così come fece san Paolo nei confronti di san Pietro (Galati 2). Se invece il proprio vescovo dovesse ordinare qualcosa che attenesse più specificamente alla legge ecclesiastica,  tipo la titolarità di una parrocchia piuttosto che un’altra, la possibilità di dedicarsi ad un apostolato piuttosto che ad un altro, l’obbedienza è dovuta. Dovuta perché la gerarchia della Chiesa non è un optional e perché la visibilità della Chiesa è una realtà che mai potrà venire meno.


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