di Maria Bigazzi
È guardando al Tabernacolo che si impara l’Amore vero, quello che non ha mai fine e che riempie i nostri poveri cuori bramosi di trovare la pace dell’anima. Ma per trovarla bisogna prima incontrare il Signore, lo Sposo, e abbandonarsi pienamente a Lui con fede sincera e con disponibilità d’animo.
Un grande dolore oggi, è quello di vedere quanta indifferenza ci sia di fronte a Gesù Eucaristico, e quanta ve ne sia da parte di chi Egli chiama suoi amici, da cui riceve freddezza e ingratitudine.
Guardando all’altare, alle candele che si consumano per Gesù, si vedono scendere le gocce di cera come gocce di pianto che sgorgano dal Cuore del Signore che attende imprigionato nel Tabernacolo, ricordandoci della Sua reale presenza in Corpo, Anima, Sangue e Divinità presente nelle sacre Specie.
Se solo ci si soffermasse a riflettere sull’immensità del dono della presenza costante di Dio in mezzo a noi, imprigionato per amore nei Tabernacoli della terra, non si potrebbe resistere alla gioia di tale fatto. Ed è realmente così. Ma perché allora non ci rendiamo conto che lo Sposo è con noi? Fino a quando i nostri cuori rimarranno duri e insensibili all’Amore di Cristo?
Quel Sangue versato per la nostra redenzione continua a scorrere dall’albero della Croce, come fiume di grazie che si riversa su chi da Lui attinge ogni forza e consolazione.
Pensiamo a un mondo senza Eucaristia: non potrebbe continuare a girare perché sarebbe privato del sole che lo illumina, da ciò che ne garantisce la vita. Come diceva C. S. Lewis, è dal cristianesimo che si vede tutto il resto, in esso crediamo come crediamo che il sole sia sorto. Così è per l’Eucaristia. Senza Gesù nulla ha senso, la vita è paragonabile a un albero senza radici, destinato a perire e cadere rovinosamente al suolo.
È necessario ritornare all’Eucarestia, restaurare nella società l’Adorazione Eucaristica, portare Gesù Eucaristico a tutti, accompagnare alla vera Vita, Luce e Verità.
Se ogni azione non parte da Gesù, dal piegare le ginocchia davanti al Re dei Re, davanti al nostro Dio, ogni cosa rimarrà vuota e priva di buoni frutti.
Preghiamo con san Bonaventura: “Che io abbia sempre sete di Te, fonte di vita, fonte di sapienza e di scienza, fonte di luce eterna, torrente di ogni delizia, abbondanza della casa di Dio. Che io aneli sempre a Te, Te cerchi, Te ritrovi, a Te sospiri, a Te giunga, Te mediti, di Te parli, e tutto compia a gloria del tuo nome, con umiltà e discrezione, con amore e diletto, con facilità e affetto, con perseveranza sino alla fine”.
Restauriamo il Regno di Cristo, facciamoci soldati intrepidi dell’Amore a Gesù Eucaristico, mediante l’intercessione della Regina del Santissimo Sacramento, primo Tabernacolo, e del Cuore purissimo di san Giuseppe, custode dell’Eucaristia.

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