Non c’è Carità senza adempimento dei propri doveri

Da Teologia della perfezione cristiana di Antonio Royo Marin


La perfezione cristiana -come insegna San Tommaso (II-II, questione 184,5)- risiede essenzialmente nei precetti, non nei consigli.  Però, siccome oltre la carità ci sono molte altre virtù comandate, bisogna concludere che anch’esse devono entrare nel concetto essenziale della perfezione cristiana.

Abbiamo numerosi precetti che rientrano nell’ambito delle virtù infuse: alcuni sub gravi (per esempio: la virtù della fortezza ci comanda di soffrire il martirio anziché rinnegare la fede) e altri sub levi (per esempio: la virtù della veracità ci proibisce di dire anche una piccola bugia).

Soltanto con l’adempimento di questi doveri diventa possibile l’esistenza della carità o della perfezione della medesima. Infatti la carità iniziale, indispensabile, sostanziale, è incompatibile ed esclude positivamente il peccato veniale.

Questa suppone necessariamente l’esercizio delle virtù infuse in tutti i loro aspetti e solo prescinde dagli atti virtuosi di puro consiglio.


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