Da “L’imitazione di Cristo”, Libro III, Capitolo 9
Parole del discepolo
Se io mi sarò stimato più di quello che sono, ecco che Tu, o Signore, stai contro di me, e le mie iniquità dànno testimonianza del vero: né posso contraddirla. Se, invece, mi sarò umiliato e mi sarò ridotto ad un nulla, deponendo ogni stima di me stesso e riducendomi in polvere, come in realtà sono, la tua Grazia mi sarà propizia e la tua luce sarà vicina al mio cuore. Così, ogni amor proprio che, per quanto piccolo sia, mi resti, sarà sommerso nell’abisso della mia nullità e svanirà per sempre.
In quell’abisso, Tu riveli me a me stesso: che cosa sono, che cosa fui e fin dove sono caduto, poiché io sono niente e non lo capivo.
Se vengo abbandonato a me stesso, eccomi, sono un niente, nient’altro che debolezza. Ma se Tu mi dai d’un tratto uno sguardo, divento subito forte e colmo di nuova gioia.
Ed è cosa veramente meravigliosa che così, all’improvviso, sia sollevato ed amorosamente accolto fra le tue braccia io, che dal mio peso sono sempre tratto verso il basso.
Questa è opera del tuo amore, che senza mio merito mi previene e mi soccorre in così numerose difficoltà; che mi premunisce anche da gravi pericoli e mi strappa, in verità, da innumerevoli mali.
Certo, amando disordinatamente me stesso, io mi sono perduto; cercando, invece, Te solo, ed amando Te con retto amore, ho trovato ad un tempo me e Te: da questo amore sono stato tratto a rientrare ancora più profondamente nel mio nulla.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri

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