Una caratteristica del progressismo è certamente lo sganciamento dalla realtà. La realtà, infatti, riconduce sempre all’accettazione dell’ordine naturale e quindi all’inevitabile riconoscimento dello stato di dipendenza dell’uomo. Accettando la realtà, si deve anche accettare il limite che è costitutivo all’esistere umano.
Di esempi fatti di pietra per capire questa caratteristica della modernità se ne potrebbero fare tanti. Uno è certamente il Palazzo Ducale di Urbino. Questa costruzione ha infatti una caratteristica significativa. La sua architettura è più bella e curata all’interno che non all’esterno. Ciò è un concreto segno di un passaggio fondamentale della storia. Dall’apertura al reale alla chiusura in una dimensione intimistica. Un itinerario che segnò gradualmente il passaggio dal medioevo al periodo umanistico-rinascimentale.
Insomma, dal realismo filosofico (la verità è nell’adeguamento del soggetto all’oggetto) ad una sorta di razionalismo soggettivista (è l’oggetto che deve adeguarsi al soggetto). Questo passaggio porterà molto tempo dopo all’ingegneria sociale che si sentirà autorizzata a creare nuovi modelli sociali a seconda dell’ideologia partorita liberamente da un pensiero astratto e non più agganciato all’ordine naturale delle cose.
Il vero non è più nelle cose, ma nella mente. Anzi, il vero potrà essere nella mente solo di chi saprà filtrare intellettualmente il reale. Successivamente nasceranno i club illuministici; circoli di pura “ginnastica” intellettuale, che saranno decisivi per la trasformazione della politica moderna.
Dio è Verità, Bontà e bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
E’ la scienza a confermare che l’oggetto è prodotto dal soggetto, anzi di per sé potrebbe non esistere o esiste in forma completamente diversa.
Se scrive queste cose fa solo brutta figura: non siamo più nel XIII secolo.