Apologetica assaporando…un piatto di spaghetti

L’uomo è l’unico essere sulla faccia della terra che cucina. Gli animali no, non lo fanno. Anche in questo l’uomo si distingue. Ciò è il segno che all’uomo non basta solo assaporare, bensì ricerca l’affinamento, cioè il miglioramento del sapore. L’uomo coglie il piacere del gusto e desidera ancor più intensificarlo. E’ l’esito del suo essere collocato in un orientamento in cui tutto concorre per il raggiungimento di un fine attraverso singole tappe. Insomma, un orientamento che è itinerario, dove ogni passo deve essere progressione verso un vero che sia sempre più Vero, un buono che sia sempre più Buono ed un bello che sia sempre più Bello.


1.Nelle vita ci sono gli alti e i bassi, ci sono le gioie e le tristezze. C’è del buono, ma anche del cattivo. E’ allora importante che il bene non vada perso, che lo si sappia raccogliere…e in un certo senso legare. Forse sarebbe meglio dire: arrotolare. Anche perché può succedere che un singolo bene, una singola gioia, una singola consolazione, lasciata lì da sola non soddisfi adeguatamente il “palato” dell’esistenza. Quando invece le piccole gioie si sanno raccogliere e arrotolare, allora più chiaramente offrono consistenza, pienezza e soddisfazione.

2.Come accade gustando un piatto di spaghetti. Se si volesse mangiare uno spaghetto alla volta, non solo non si finirebbe più, ma non si avrebbe nemmeno la possibilità di soddisfarsi adeguatamente. Altra cosa è riunirli in una bella forchettata. Altra cosa è legarli e arrotolarli. Non solo gli spaghetti, ma anche il loro condimento diventerà più saporoso.

3.Con gli spaghetti 2+2 non fa mai quattro…fa molto di più. Così nella vita. Le piccole grazie che ci vengono donate non sono mai così piccole, mai così isolate, mai così sporadiche, se inserite in una trama più grande, quella trama generata dalla regia di Colui che ci ama. Le piccole gioie, se raccolte in una sapiente “forchetta”, rendono più facile la nostra gratitudine per esse.


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