Il popolo è ben altra cosa rispetto alla massa. La massa è qualcosa d’informe, che, pertanto, si lascia facilmente plasmare. Il popolo no. Esso ha una sua identità, una sua storia, delle radici. Ha un vissuto che gli permette di giudicare con buon senso il reale. E questo lo conforta di un’eredità: la saggezza. Certo, i popoli non sono uguali; perché le culture non sono uguali. C’è chi ha conquistato il Vero. Chi lo ha atteso. Chi lo ha rifiutato. Chi se ne è allontanato. Ma al di là di questo, ciò che è di natura percepisce il senso delle cose e il mistero del vivere. E, proprio perché Dio ha fatto sì che la natura fosse predisposta all’accoglienza della Grazia, non c’è buon senso popolare che non manifesta questo desiderio; al di là di ciò che la Storia dei singoli popoli partorisce. Ecco perché si può capire l’unicità e la bellezza della Verità Cattolica anche attraverso il buon senso di tutti i popoli.
1.Questo proverbio dell’Andalusia esprime questo significato: nella vita poco è necessario, tutto il resto è superfluo. Il pane e il vino richiamano un desco poverissimo e semplicissimo. Dunque, questo proverbio vuole dirci che spesso ci illudiamo di avere bisogno di chissà che cosa, qaundo invece ciò che ci occorre è solo l’indispensabile…appunto il pane e il vino.
2.Eppure se proprio volessimo fare i “pignoli” ci sarebbe da fare un’obiezione: se con questo proverbio si volesse invitare alla massima semplicità, si dovrebbe dire “pane e acqua” non “pane e vino”. E’ il pane e l’acqua che permettono la semplice sopravvivenza. Il pane come alimento solido, l’acqua come alimento liquido. Se poi si volesse sostituire l’acqua con il vino, qualche problema verrebbe fuori visto che comunque l’uomo ha bisogno di idratarsi abbastanza. Per non parlare quanto ne abbia bisogno quando c’è il caldo…e in Andalusia il caldo non manca, anzi!
3.Dunque, questo proverbio ci sembra voglia significare soprattutto qualcos’altro. Vada per il pane, alimento semplicissimo…ma il vino? Il vino, ovviamente nella giusta misura, richiama l’allegria. La Bibbia stessa ne parla affermando che esso rallegra il cuore dell’uomo (Salmo 104). Il vino simboleggia quella sensazione di entusiasmo e di allegrezza di cui la vita dell’uomo non può fare a meno.
4.Da sempre la teologia spirituale mette in guardia dal pericolo della tristezza, pericolo che inaridisce l’anima, che la fa sprofondare in un pericoloso torpore. Piuttosto bisogna sempre sforzarsi di essere allegri. E anche quando il Signore permette nella vita prove dolorose, la letizia nel profondo del cuore non deve mai sparire. Serve per sé, ma serve anche come testimonianza per gli altri. San Francesco di Sales soleva dire: …un santo triste è un triste santo. E san Francesco d’Assisi quando vedeva un frate triste, sospettava addirittura che questi avesse sulla coscienza qualche peccato non rimesso. Lui, san Francesco, che aveva in natura un temperamento tendente alla malinconia, ma che tanto ha lavorato su di sé da passare alla storia come il Santo della letizia.
5.Dunque, vada per la semplicità, vada per il digiuno, vada per la morigeratezza e la temperanza…ma l’allegria non deve mai mancare. Il pane del vivere deve essere sempre accompagnato dal vino della letizia…solo così può proseguire il cammino verso il Paradiso.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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