Il popolo è ben altra cosa rispetto alla massa. La massa è qualcosa d’informe, che, pertanto, si lascia facilmente plasmare. Il popolo no. Esso ha una sua identità, una sua storia, delle radici. Ha un vissuto che gli permette di giudicare con buon senso il reale. E questo lo conforta di un’eredità: la saggezza. Certo, i popoli non sono uguali; perché le culture non sono uguali. C’è chi ha conquistato il Vero. Chi lo ha atteso. Chi lo ha rifiutato. Chi se ne è allontanato. Ma al di là di questo, ciò che è di natura percepisce il senso delle cose e il mistero del vivere. E, proprio perché Dio ha fatto sì che la natura fosse predisposta all’accoglienza della Grazia, non c’è buon senso popolare che non manifesta questo desiderio; al di là di ciò che la Storia dei singoli popoli partorisce. Ecco perché si può capire l’unicità e la bellezza della Verità Cattolica anche attraverso il buon senso di tutti i popoli.
1.C’è una differenza enorme (anzi: infinita) tra la perfettibilità e la perfezione. Eppure foneticamente queste due parole sembrano molto vicine, quasi uguali. La perfezione è dell’assoluto. Per dirla in termini di corretta filosofia, la perfezione può essere solo della causa prima, dell’atto puro. La perfettibilità, invece, è delle creature, le quali, non essendo assolute e causa di se stesse, sono infinitamente inferiori alla causa prima.
2.Eppure questa differenza storicamente è stata difficile da digerire. Infatti, nella Storia corre una sorta di “filo rosso”, che parte proprio dall’inizio (il peccato originale) per accompagnarci -ahinoi!- fino alla fine dei tempi. E’ il “filo rosso” del delirio da parte dell’uomo di potersi ritenere autosufficiente, risposta a se stesso, fondamento immanente di tutto. Quello che può anche definirsi “antropocentrismo radicale”.
3.Ciò è avvenuto perché l’uomo ha voluto confondersi, meglio ha voluto confondere la sua intrinseca grandezza (l’immagine e la somiglianza con Dio), con una presunta divinizzazione di sé. Anche qui: dal punto di vista fonetico si è vicini…immagine e somiglianza di Dio con divinizzazione di sé. Eppure: c’è l’infinito come differenza! Ma dicevamo: l’uomo ha confuso la sua grandezza con la possibilità di un delirio. Certo l’uomo è grande. Lo scrittore inglese Chesterton dice che l’uomo è una specie di quercia le cui fronde quasi sfiorano il cielo. Ma -appunto- sfiorano, ma non raggiungono il cielo.
4.Da qui la stoltezza di fare spazio nella propria vita solo a se stesso, di pensarsi il proprio universo. Quando poi basta un nonnulla per non più ritrovarsi. Il pioppo punta il Cielo, sembra che stupidamente voglia arrivarci…ma è uno degli alberi più fragili. Basta poco per fallire e ripiegarsi su se stesso.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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