COMMENTO AL CATECHISMO DI S.PIOX – n.172

A cura di Pierfrancesco Nardini


Domanda: Che cos’è la superstizione?

Risposta: Superstizione è il culto divino o di latria reso a chi non è Dio, o anche a Dio ma in modo non conveniente: perciò l’idolatria o il culto di false divinità e di creature; il ricorso al demonio, agli spiriti e ad ogni mezzo sospetto per ottenere cose umanamente impossibili; l’uso di riti sconvenienti, vani o proibiti dalla Chiesa.


“Viene detta latria quella servitù che ha a che fare con il culto di Dio” (S. Agostino, De Civitate Dei, X, 1). È chiaro, quindi, come confermato anche da San Tommaso d’Aquino nella Summa Theologiae, che il culto di latria è dovuto solo a Dio (nelle tre Persone della Ss. Trinità, ma anche nel Sacro Cuore di Gesù e nell’Eucarestia). La tradizione cristiana specifica che questo tipo di culto è in tre atti, ossia Sacrificio, preghiera, adorazione.

Latria è parola che deriva dal greco latreia che veniva usato sia nel senso di “servo” e più genericamente di “servizio”, da cui servizio a Dio (v. ad es. Platone, Apologia, 23, B).

Si può dunque attestarsi con il Casali che scriveva: “Culto è una specie di onore, cioè un segno di stima dato alla grandezza ed eccellenza di un altro. È logico che a Dio e a Lui solo si deve il culto sopra ogni cosa, con tutta la nostra anima e con tutte le nostre forze, riconoscendolo come supremo Signore e Padrone. Si chiama culto di adorazione e di latria. Ai Santi si dà il culto di venerazione, o dulia, come servi e amici di Dio” (Somma di teologia dogmatica).

Può essere utile anche ricordare che inizialmente il termine veniva usato in modo promiscuo con dulia e che solo con il Concilio di Trento si stabilì in modo definitivo la distinzione tra le due parole, con la spiegazione che il culto di latria si chiamasse adorazione e quello di dulia venerazione; e, che quest’ultimo fosse dato ai Santi, differenziando da questi la Ss. Vergine con l’iperdulia.

L’idolatria è quindi, di conseguenza, l’adorazione di idoli (eidololatreia: eidolon, idolo; latreia, culto), che in sostanza, vista la suddetta definizione, è ogni culto destinato a chiunque o ad ogni cosa non sia Dio, il vero Dio. “Adorazione di un idolo o di idoli” (Treccani vocabolario online).

San Pio X nella risposta a questo numero inserisce anche l’esempio del demonio, che implica l’attribuzione a lui dell’onnipotenza sulla natura (umana e non) che è solo di Dio.

Quando si dà al diavolo troppa importanza, più poteri di quel che realmente ha, a volte anche su cose irrisorie (“mi fa male la pancia, è il diavolo”; “non mi funziona il computer, è il diavolo”: esempi sentiti di persona da chi scrive…), si può cade nell’idolatria.

Il ricorso al demonio può essere diretto, quando ci si rivolge direttamente a lui, ma anche indiretto.

Non mancano, infatti, anche i cosiddetti spiritismi, ossia il ricorso agli spiriti. Molti li considerano vera religione, con i suoi sacerdoti (medium), che, “in contatto col mondo invisibile, (è) capace di svelare tutti i misteri” (Dragone).

Il Dragone utilmente li distingue in fenomeni di ordine fisico, fisiologico e intellettuale, chiarendo che se i primi due potrebbero essere ottenuti con trucchi e/o raggiri, il terzo si può ascrivere solo ad un intervento diabolico.

In generale, la superstizione viene intesa come il dare a comportamenti o a fenomeni naturali poteri non reali o tipici solo di cause soprannaturali (Dio). Gli esempi si sprecano (specchio rotto, i numeri 13 e 17, il gatto nero, ma anche tutti i riti prima di un gioco, lotterie varie e azzardo).

Già Cicerone nel suo De natura deorum (II, 72) aveva impiegato il termine superstizione per indicare una devozione patologica, quella di chi passa i giorni, rivolgendosi alle divinità con preghiere, voti e sacrifici per serbare i loro figli, “superstiti”.

Questo viene definito da San Pio X come il ricorso ad ogni mezzo sospetto per ottenere cose umanamente impossibili.

Ultima precisazione necessaria: superstizione diventa anche il culto divino a Dio reso in modo non giusto, “non conveniente” scrive il Dragone, ossia con riti non ammessi o esplicitamente proibiti dalla Chiesa.

In questo rientra anche la crisi della fede continuamente evidenziata dal Cammino dei Tre Sentieri: la deriva modernista che da anni ha deviato dalla vera fede cattolica porta anche a intendere Dio in modo diverso da quel che realmente è. In tal modo è evidente anche che lo si adori in modo diverso, se non si rinunci perfino ad adorarlo.

Leggere e rileggere il Catechismo di San Pio X, recitare il Rosario e accostarsi ai sacramenti, ecco un ottimo metodo per non cadere in … superstizione.

Dio è verità, Bontà e Bellezza

Il Cammino dei Tre Sentieri

 


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