E’ vero che santa Giovanna da Chantal insegna ad essere sempre gioiosi malgrado si fosse presi da una terribile tristezza?

1.Si può conservare la gioia anche se si è presi da una forte tristezza? Certamente: non solo si può, ma si deve. Se Dio la sta permettendo è perché vuole che la si viva in Lui. In tal modo, il Signore darà anche la grazia necessaria e sufficiente per vivere la sofferenza nella gioia di accettare la sua volontà.

2.Santa Giovanna Chantal (1572-1641) visse un lungo periodo di desolazione, ma riuscì sempre ad esprimere la gioia cristiana. Leggiamo cosa scrive Sant’Alfonso nel suo Pratica di amar Gesù Cristo: Per consolazione delle anime desolate voglio qui soggiungere quel che si narra nella vita della madre Santa Giovanna di Chantal, la quale per lo spazio di 41 anni fu afflitta da terribili pene interne, di tentazioni, di timori di stare in disgrazia di Dio, ed anche di essere abbandonata da Dio. Erano sì continue e sì grandi le sue afflizioni che giungeva a dire che il solo pensiero della morte le dava qualche sollievo. Diceva di più: «Sono tanto furiosi gli assalti, che non so dove ricoverare il povero mio spirito. Mi sembra talvolta che già se ne fugga la pazienza, ed io stia in atto di perdere e lasciare ogni cosa». E ancora: «Il tiranno della tentazione è sì crudele, che ogni ora del giorno la cambierei con la perdita della vita. E talvolta perdo l’uso del mangiare e del dormire». Negli ultimi otto o nove anni di vita le sue tentazioni furono assai più dure. La madre di Scatel diceva che la sua santa madre di Chantal pativa giorno e notte un continuo martirio interno, quando faceva orazione, quando lavorava ed anche quando riposava; e pertanto ne aveva un’estrema compassione. Santa Giovanna era combattuta contro tutte le virtù, eccettuata la castità, con sollevamenti di dubbi, di tenebre e di ripugnanze. Talvolta Dio la privava dei suoi lumi, e le compariva sdegnato, come in atto di scacciarla da sé: in modo ch’ella per lo spavento volgeva lo sguardo altrove per trovar sollievo; ma, non trovandolo, era costretta di ritornare a guardare Dio e ad abbandonarsi nella sua misericordia. Le pareva che nello scatenarsi delle tentazioni stesse per cadere ogni momento. L’assistenza divina non già l’abbandonava, ma a lei sembrava che Dio l’avesse abbandonata, non sentendo più alcuna soddisfazione, ma solo noie ed angosce, nell’orazione, nella lettura dei libri devoti, nella comunione ed in tutti gli altri esercizi spirituali. La sua guida in tale stato di afflizione non era altro che mirare il suo Dio e lasciarlo fare. Diceva la santa: «In tutti i miei abbandoni la mia via semplice mi è una nuova croce, e la mia impotenza di operare mi è un nuovo accrescimento di croce». E perciò diceva parerle essere ella come un infermo oppresso dai dolori, impotente a voltarsi da un lato all’altro, muto che non può spiegare i suoi mali, e cieco che non vede se quelli che gli vengono davanti gli rechino medicina o veleno. Quindi, piangendo dirottamente, soggiungeva: «Mi pare di essere senza fede, senza speranza e senza amore verso il mio Dio». Frattanto, però, la santa conservava il volto sereno, era dolce nel conversare, e continuamente teneva lo sguardo fisso in Dio, riposando nel seno della divina volontà. Così scrisse di lei San Francesco di Sales, suo direttore e che ben conosceva quanto fosse diletta a Dio la di lei bell’anima: «Era il suo cuore come un musicista sordo, che, sebbene eccellentemente cantasse, non poteva ritrarne alcun piacere». Ed a lei stessa poi scrisse: «Voi dovete servire il vostro Salvatore solo per amore della sua volontà, con la privazione d’ogni consolazione, e con questi diluvi di tristezza e di spaventi». Così si fanno i santi: ‘Scalpri salubris ictibus, Et tunsione plurima, Fabri polita malleo Hanc saxa molem construunt, Aptisque iuncta nexibus, Locantur in fastigio. I santi sono queste pietre elette, come canta la Chiesa, che lavorate a colpi di scalpello, cioè con le tentazioni, con i timori, con le tenebre, e con altre pene interne ed esterne, si rendono atte ad esser poi collocate nei troni del regno beato del paradiso.


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