Editoriale – Malgrado il fallimento, sembra non affievolirsi l’amore per il “Drago”

Italian Prime Minister Mario Draghi attends his year-end press conference in Rome, Italy, 22 December 2021. In his speech, the Italian Prime Minister hinted that he would be inclined to accept being head of state when the position opens in January 2022, saying that his government has laid the foundation for his work to be continued regardless of who is at its helm. ANSA/Riccardo Antimiani

di Diego Torre

Recentemente in TV un commerciante, comprensibilmente e visibilmente affranto, denunciava l’aumento vertiginoso delle bollette di energia elettrica, mese dopo mese, e si rammaricava  che l’unico uomo autorevole che avevamo nel mondo fosse stato mandato a casa dalla “politica”. Ma nei mesi indicati da quel signore,  col sostegno di tutta la politica, era proprio quell’uomo autorevole il capo del governo, ….  E lo è ancora.

Quel commerciante, di cui era palese la sofferenza e la buonafede, è uno dei tantissimi italiani che mettono ancora Mario Draghi in cima al gradimento degli uomini politici. Ma la crisi del gas è iniziata, e continua, mentre a Palazzo Chigi risiede lui. Ed è iniziata prima ancora della guerra in Ucraina.

E mentre tutti invocano interventi  e gli danno ogni delega (come se ve ne fosse bisogno) per formularli, essi non arrivano. Perché? Per non aumentare il debito pubblico? Il governo Conte bis ha utilizzato 5 volte lo scostamento di bilancio per complessivi 140 miliardi. Draghi una sola volta per 40 miliardi. Ora ne servono “appena” una decina.

Insegnava il divo Giulio: “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.”

San Mario Draghi si è già dimesso da Presidente del Consiglio temendo le vampate socioeconomiche di un autunno che sarà ancora più caldo del clima di questa estate, rischiando di arrostire chi sarà al timone del paese. Non è che vuole mollare al venturo governo di centrodestra un’eredità ancora peggiore di quella già accumulata negli ultimi tempi? Egli, dopo 18 mesi da premier indiscusso ed osannato, lascerà, come tutti paventano, un’Italia a pezzi, con tensioni sociali, aziende fallite, dipendenti licenziati; gas, prezzi ed inflazione che fanno a gara a chi vola di più; a tacere della guerra strisciante contro la Russia. Non è certo il caso di peggiorare maggiormente il quadro non intervenendo sulle bollette, mentre l’Italia, sostanzialmente, fallisce.

Ma, tornando ai tanti italiani ancora innamorati del Drago, a fronte dello scenario nazionale che mese dopo mese è peggiorato da quando egli risiede a Palazzo Chigi, bisogna chiedersi: quale sortilegio lo rende così gradito? Di chiunque altro non sarebbero rimasti nemmeno i frammenti ma lui è sempre lì: distaccato, inossidabile, sempre-fresco. E’ amato dagli italiani anche ora che non c’è più (ma c’è ancora!).

E come mai, quasi ex-equo nel gradimento, la seconda personalità politica è Giorgia Meloni che è stata l’unica oppositrice del governo del Drago? Misteri dell’animo italiano, il quale forse è più suscettibile ad impressioni e suggestioni che ad una sana e razionale riflessione.

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