Perché la vera poesia deve comunicare intuitivamente?

1.La vera poesia, sinteticamente, cioè intuitivamente, coglie le ragioni e il significato profondo e reale di ciò che osserva. In questo senso si può e si deve dire che la vera poesia comunica direttamente. A differenza, per esempio, della filosofia che, fondandosi sul metodo logico-discorsivo, comunica mediatamente.

2.Thomas Stearns Eliot (1888-1965) dice che la poesia ha la capacità di comunicare ancor prima di essere capita. Può sembrare una forzatura (e forse lo è anche), ma si tratta di sottolineare come il linguaggio poetico miri soprattutto a far capire attraverso immagini e sensazioni, piuttosto che con concetti. E infatti Victor Hugo (1802-1885) dice: “I poeti hanno dentro di sé un riflettore, l’osservazione; e un condensatore, la commozione“.

3.Ciò pone il linguaggio poetico in una situazione paradossale: da una parte esso ha bisogno di soffermarsi su quei particolari che solitamente possono essere ritenuti banali, dall’altra deve mirare -proprio per comunicare direttamente- a cogliere l’essenza di ciò che osserva. Miguel de Unamuno (1864-1936) dice che il poeta deve trovare  “…l’anima dietro la carne“.

4.Insomma, tutto questo fa capire come anche la poesia, che pur utilizza un linguaggio simbolico, non può che partire da un realismo conoscitivo. Si tratta sì di comunicare direttamente, ma di comunicare l’essenza di ciò che si osserva.


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1 Comment on "Perché la vera poesia deve comunicare intuitivamente?"

  1. Carla D'Agostino Ungaretti | 10 Marzo 2025 at 11:22 | Rispondi

    Sono d’accordo nella sostanza, ma secondo me la poesia moderna ha dimenticato due importanti componenti presenti invece nella Poesia dei secoli passati: la metrica e la rima. Questi due elementi conferiscono musicalità ai versi, ne facilitano la memorizzazione e, al pari delle grandi comosizioni sinfoniche, comunicano direttamente col cuore e l’anima del fruitore, come sanno bene sia gli amanti della grande nostra Poesia, dalla Divina Commedia in poi, che coloro (come me) che provano una profonda emozione quando ascoltano un notturno di Chopin o una sonata di Beethoven.

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