1.Il tedesco Arthur Schopenhauer nacque nel 1788 e morì nel 1860. Brutto carattere: perse la cattedra universitaria per critiche incontrollate nei confronti dei suoi colleghi; gettò dalle scale una povera sarta che le aveva consegnato un vestito a domicilio.
2.Scrisse diverse opere. Quella più importante è il Il Mondo come volontà e rappresentazione del 1819.
3.Il suo pensiero si può collocare nell’ambito della reazione al panlogismo hegeliano. Se infatti per Hegel il reale è sempre e comunque razionale, per Schopenhauer è il contrario: il reale è sempre e comunque irrazionale.
4Schopenhauer dice che la realtà è solo ciò che appare a noi. Anzi, sarebbe addirittura un sogno. In realtà si tratta di un’accentuazione di ciò che aveva già affermato Kant, ovvero che l’uomo può conoscere solo il fenomeno (ciò che appare) e non la cosa in sé. Schopenhauer arriva ad affermare che il mondo esiste solo per il soggetto che lo rappresenta a se stesso e -come detto- sostiene perfino che il mondo possa essere un sogno ingannatore.
4.Se tutto è sogno, c’è però, secondo Schopenhauer, almeno una certezza. Anzi ce ne sono due: l’esistenza del proprio corpo e la volontà di vivere.
5.Questa volontà di vivere a livello individuale è espressione, a livello generale, di una volontà che caratterizza il tutto. Questa Volontà (con la “V” maiuscola) è egoistica e cieca; insomma: solo volontà senza ragione. Se per Leibniz l’uomo vive nel migliore dei mondi possibile, per Schopenhauer l’uomo vive nel peggiore dei mondi possibile.
6.Non deve stupire questo bordeggiamento da un estremo all’altro. E’ tipico della modernità. L’ottimismo razionalista e il pessimismo irrazionalista, in maniera diversa, tendono a deformare la realtà e quindi a non saperla leggere adeguatamente.
7.Da questi presupposti, Schopenhauer non può che avere della vita dell’uomo un’idea angosciante: la volontà individuale di vivere è destinata al fallimento, la morte è infatti ineliminabile. E così la vita stessa irrimediabilmente sfocerebbe nella sofferenza e nella noia. A riguardo Schopenhauer utilizza l’immagine del pendolo: la vita, come un pendolo, oscilla tra la sofferenza e la noia.
7.Ma allora non c’è proprio nulla da fare? Schopenhauer dice che qualcosa si può fare per alleviare la sofferenza. Una prima “soluzione” (si fa per dire) potrebbe essere nel darsi alla conoscenza estetica, perché questa non si occupa dei particolari, bensì di modelli universali. Qui Schopenhauer esprime una visione romantica dell’arte, parlando del genio artistico come di colui che si pone oltre la volontà, il tempo e il dolore, e che sarebbe in grado di contemplare in modo disinteressato il mondo e la bellezza, diventando “puro occhio del mondo”. Ma poi Schopenhauer ci riflette e capisce che l’arte è una breve fuga dal mondo e non una vera soluzione. Afferma, pertanto, che una vera liberazione la si potrebbe raggiungere solo con l’annullarsi, ovvero liberarsi dalla volontà di vivere, cioè con la nolontà (non-volontà o noluntas). Per attuare la nolontà occorrerebbero quattro tappe: La giustizia: riconoscimento di sé e degli altri uniti in un unico destino: superamento dell’egoismo. La bontà: l’amore per gli altri come compassione del dolore altrui attraverso il proprio. L’ascesi: il digiuno, il silenzio, la castità, l’umiltà. Schopenhauer non suggerisce il suicidio, perché rappresenterebbe un’affermazione di volontà ed individualità. E infine il nirvana: beatitudine e assenza di dolore, che scaturirebbe dall’annullamento delle passioni e della volontà di vivere.
8.Concludendo, va detto che anche anche con Schopenhauer siamo di fronte ad un fallimento della modernità. Questa si era costruita sulla pretesa antropocentrica. Dunque, anche sulla pretesa di rendere il proprio ed individuale desiderio come chiave di lettura e di giudizio della vita. Ebbene, nel pensiero di Schopenhauer il desiderio viene negativizzato e dissolto. Eppure il desiderio, se orientato al bene, è positivo. E’ positivo perché legato al riconoscimento ontologico dell’individualità. Non è un caso che san Tommaso parli del Paradiso come “…massima soddisfazione di ogni umano desiderio”.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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