Perché Dostoevskij dice che sarebbe la fine dell’uomo se questi non sapesse più intravedere il soprannaturale nel naturale?

1.Così scrive Dostoevskij ne I fratelli Karamazov: In verità, sulla terra noi vaghiamo un po’ a caso e, se non avessimo davanti agli occhi la preziosa immagine di Cristo, ci smarriremmo e ci perderemmo del tutto, come il genere umano prima del diluvio. Molte cose ci sono nascoste sulla terra, ma in cambio ci è stata donata la misteriosa, segreta, sensazione del nostro vivo legame con un altro mondo, con un mondo celeste e trascendente, e le radici dei nostri pensieri e sentimenti non sono qui, ma in quei mondi lassù. Ecco perché i filosofi dicono che qui sulla terra non è possibile afferrare l’essenza delle cose. Dio ha preso le semenze da altri mondi, le ha seminate su questa terra e ha coltivato il Suo giardino; tutto quello che poteva spuntare è spuntato, ma tutto vive ed è vivo unicamente per la sensazione del contatto con quei mondi misteriosi: se dentro di te si indebolisce o si annulla questa sensazione, allora muore in te anche ciò che era stato coltivato. Così diventerai indifferente alla vita e arriverai addirittura a odiarla. Ecco quello che penso.

2.L’immagine è perfetta. Se si indebolisce la capacità di intravedere il soprannaturale nel naturale è effettivamente la fine. Per l’uomo non ci sarebbero più speranze, perché rifiuterebbe il senso vero che Dio ha introdotto nella realtà. Dostoevskij parla di “semi” che Dio ha inserito nel “giardino” della natura. Rifiutare questi “semi”, non saperli scorgere, vuol dire rifiutare il “giardino” stesso…e condannare la realtà ad un implacabile e distruttivo deserto.


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