SOSTA FILOSOFICA – E’ vero che l’Illuminismo valorizzò la Ragione? Sì, ma quella falsa!

Rubrica a cura di Corrado Gnerre

Si ritiene che l’Illuminismo abbia finalmente scoperto e valorizzato la ragione. E’ davvero così? Sì e no.

Si può e si deve dire che l’Illuminismo abbia imposto un nuovo modello di ragione, autosufficiente ed autoreferenziale.

Una ragione che pretende essere misura e chiave di comprensione di tutto (ragione autosufficiente) e anche in un certo qual modo creatrice della realtà stessa (ragione autoreferenziale).

Insomma, secondo questo modello, tutto ciò che la ragione non può comprendere e spiegare è come se non esistesse.

Un tale modello, però, crea il deserto conoscitivo. 

Cosa infatti può essere davvero compreso dall’uomo? Nemmeno se stesso. L’uomo -si sa- è sempre un mistero a se stesso. Shakespeare “risponde” a questa tentazione di ragione illimitata quando fa dire ad Amleto queste parole: “Ci sono più cose in cielo e in terra che non nella tua filosofia, Orazio.” 

Invece, il vero modello di ragione è un altro. E’ il modello secondo cui essa (la ragione) può farci conoscere il reale (da qui la sua indispensabilità), ma non può farcelo comprendere. Comprendere” nel senso letterale di “cum-prehendere“, cioè di “mettere dentro“, ovvero esaurirne il mistero.

La ragione illuminista, e anche quella neo-illuminista, invece, odiano il mistero.

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