Racconto per la festa di Santa Lucia: “Il vestito color celeste”

Questo racconto prende spunto da un fatto realmente accaduto nel 1998. Un bimbo siciliano di cinque anni, Nico Querulo, stava giocando vicino casa quando un killer di mafia, volendo attentare ad una persona, sbaglia e lo colpisce. Nico perde definitivamente la vista.

La vista è il senso che coglie la luce, e la luce è la condizione perché risplenda il creato. Sant’Agostino, per spiegare la conoscenza, parla dell’illuminazione che Dio infonderebbe in ognuno affinché si possa –appunto- vedere e conoscere. Non c’è luce senza verità e non c’è verità senza luce. E proprio perché non può esserci luce senza verità, può succedere che, anche se si perde il senso della vista, si può continuare a “vedere” ugualmente: l’importante è che rimanga la Grazia di Dio ad illuminare il cuore. 


La mamma di Luigino non riusciva a darsi pace. Quelle terribili immagini non riusciva a dimenticarle. Stava parcheggiando l’auto nel garage, mentre il suo bimbo, Luigino, l’attendeva in strada per vedere se passava il nonno che doveva venire a prenderlo. La giornata era bella. Quelle belle, assolate e calde giornate dell’ottobre siciliano. Ad un tratto l’impossibile. Colpi di arma da fuoco colpiscono gli occhietti del suo Luigino. Banditi, criminali che cercavano di colpire qualcuno, ma chissà…avevano sparato colpi all’impazzata colpendo un povero bimbo. Una fatalità…e da allora Luigino non vedeva più. Lo avevano portato dai migliori specialisti, nelle migliori cliniche, finanche all’estero. Qualcuno aveva anche promesso, illuso, ma non c’era stato nulla da fare. La cosa più brutta erano le domande di Luigino. “Mamma, ma perché non vedo più?” “Mamma, ma perché questo buio?

Quando si nasce ciechi, la presenza del buio è meno dura; ma quando si è potuto vedere, ammirare i colori e stupirsi dinanzi alle meraviglie del mondo, allora è terribile. Se poi questo accade ad un bimbo di dieci anni, che riempie di stupore continuamente il suo sguardo, tutto è più tremendo. Quante volte la mamma di Luigino avrebbe preferito che fosse accaduto a lei piuttosto che al suo figlioletto. All’inizio non riusciva nemmeno a parlare con Luigino, quelle domande “Mamma, perché non vedo più? Perché questo buio?” erano lame che arrivavano dritte-dritte al suo cuore.

Ma adesso erano ormai passati tre anni. Luigino aveva iniziato la terza media; e non domandava più quando avrebbe potuto nuovamente vedere. Nessuno gli aveva detto che ciò non sarebbe stato più possibile, ma lui l’aveva capito e non chiedeva più per non intristire mamma e papà. Si avvicinava il Natale. Le strade erano piene di luci e in questo periodo era sempre uno strazio: almeno questo Luigino lo chiedeva: “Mamma, quest’anno di che colore sono le luminarie?” “Mamma, ci sono babbi natale in giro? Mamma, le vetrine sono addobbate? …e come?

Venne il 13 dicembre, Santa Lucia. I siciliani sentono molto questa festa. Da ormai tre anni per la mamma di Luigino questa festa aveva un significato particolare. Santa Lucia è la protettrice degli occhi e ogni giorno la povera donna dinanzi alla sua immagine chiedeva, pregava e implorava senza stancarsi mai. Quell’anno decise di non recarsi da sola al Santuario della Santa. Prese il suo Luigino e si mise in macchina. La folla era grande, entrarono e si misero proprio dinanzi alla statua. Ad un certo punto Luigino si alzò. La mamma fece per trattenerlo o per guidarlo, ma lui fece cenno di poter far da solo e si andò a inginocchiare dinanzi alla statua. La mamma non comprendeva. Passarono così qualche minuto: Luigino inginocchiato e la mamma a guardare senza capire. Poi Luigino si rialzò senza problemi e andò verso la mamma, ma non disse una parola. Quello che invece era facile scorgere era il suo volto disteso e sorridente. Ascoltarono la Messa, uscirono dal Santuario e si misero in viaggio. In auto la mamma parlava del più e del meno, forse aveva dimenticato ciò che il bambino aveva fatto, ma ad un tratto Luigino disse: “Mamma.” “Che c’è, amore?” disse la donna. “Mamma, tu oggi indossi un bell’abito celeste.” A queste parole, la mamma sentì il cuore arrivarle in gola, accostò l’auto e si fermò. “Luigino, Luigino…-balbettò- come hai fatto ad indovinare?!” “No, mamma –disse serenamente il bimbo- non credere che io veda. Quando mi sono alzato dai banchi della chiesa ho visto una donna che mi chiamava e tu che cercavi di trattenermi. Poi questa donna mi ha detto di essere contento, di sentirmi felice, anche se non avrei mai più riacquistato la vista. Mi ha detto che c’è una luce ancora più bella e che questa, sì, avrei sempre vista. La donna mi ha baciato e mi ha detto che è la santa che tu preghi sempre per meMamma, -continuò Luigino- io sono felice lo stesso. E’ vero, non vedo, ma quanti, pur avendo la vista, non vedono ugualmente? Se Dio vuole così, ci sarà un motivo.

La mamma, intanto, fissava Luigino, piangeva sì, ma il suo cuore era felice. La grazia l’aveva ottenuta, non secondo la sua volontà, ma l’aveva ottenuta…e questo davvero serviva al suo Luigino.


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