A proposito del piccolo Alfie e le leggi britanniche… conosciamo le radici dell’eugenetica

A proposito del caso Alfie che si sta consumando -non a caso- nel Regno Unito, la nuovabq.it ha pubblicato un articolo (clicca qui) dove si spiega molto chiaramente quali sono le radici dell’eugenetica e il suo costitutivo rapporto con l’antropologia positivista. Ve ne offriamo una sintesi schematica.

Le società eugenetiche nascono nei primissimi anni del ‘900.

Esponenti: Haeckel, Darwin, Galton

L’eugenetica è il coerente esito del positivismo. Infatti, se l’uomo è solo il suo corpo, allora l’uomo va “selezionato” per il suo corpo. Inoltre la sua “felicità” deve essere valutata dal benessere del suo corpo, cioè dal benessere fisico.

Tra il 1910 e il 1925 vennero approvate e applicate leggi eugenetiche in diversi paesi del Nord-Europa e negli Stati Uniti.

La Germania nazista applicò l’eugenetica grazie a fondi provenienti dall’Occidente. Il professore Rudin, psichiatra nazista e teorico delle leggi razziali, aprì l’Istituto Kaiser Gugliemo per l’Antropologia, l’Eugenetica e la Genetica Umana, a Monaco nel 1927, grazie ai fondi della famiglia Rockfeller. Hitler poté contare sull’amicizia di altri capi di governo appartenenti a società eugenetiche. Per esempio: il premier britannico Chamberlain e quello collaborazionista francese, Petain.

L’eugenetica continua ancora oggi.

Oggi c’è Galton Institute che fa studi sulla genetica per costruire una sorta di “uomo perfetto”.

La professoressa Jennifer Doudna è autrice di una ricerca sull’editing del genoma, con lo scopo di arrivare alla “costruzione” di uomini con determinate caratteristiche fisiche e, per giunta, morali.

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