Chi di “teatrino della politica” ferisce …di “teatrino della politica” perisce

A Berlusconi abbiamo sempre riconosciuto il merito di aver “salvato” l’Italia dalla deriva a cui sarebbe andata incontro qualora avesse vinto la famosa “macchina da guerra” di occhettiana (da Achille Occhetto) memoria.

Ma non solo. Il Cavaliere ha sempre utilizzato come arma di battaglia una famosa espressione, quella cioè di essere contro il teatrino della politica. Benificiando del fatto di aver sempre lavorato in vita sua, si è voluto costantemente smarcare dai cosiddetti politici di professione. Così come, accreditandosi come uomo del fare, ha sempre voluto sottolineare che la politica non deve inseguire le chiacchiere, i trasformismi, le beghe sottobanco… Tutte espressioni che riteniamo anche noi condivisibili e su cui non possiamo non essere d’accordo.

Ma Berlusconi ormai da tempo ci ha abituato a comportamenti ed affermazioni che sono il perfetto contrario di ciò che ha sempre affermato.

Non ci riferiamo a ciò che di clamoroso gira su internet allorquando in tempi non sospetti si dichiarava a favore del reddito di cittadinanza (clicca qui), bensì a tanto altro.

Ieri poi Berlusconi ha detto che accogliere 47 migranti non sarebbe certo un problema visto quanti già ce ne sono in Italia. Facendo in tal modo capire di essere critico nei confronti della politica che sta attuando il governo gialloverde sulla questione accoglienza.

Ora, Berlusconi tutto è tranne che uno sciocco e sa bene che la questione non verte sul numero di coloro che stanno sulla Sea-watch, bensì se la politica che stanno attuando le ONG debba essere vincente o meno. Come ha detto anche Bruno Vespa, che non certo può essere sospettato di essere filo-Salvini, è chiaro che se si cede, arriverà sempre un’altra nave ONG che imporrà la sua azione.

Ora, tutto questo -diciamocelo francamente- è il peggior teatrino della politica. Far finta che il problema sia solo nel numero degli immigrati e non nella questione in sé, vuol dire fare solo bassa propaganda per sfondare su versanti che non sono quelli tradizionali propri.

Ma, così facendo, Berlusconi conferma la sua parabola di estinzione politica. Vuole accreditarsi come leader di un fronte che inglobi anche i renziani, giovandosi forse di una tregua da parte della sinistra non-renziana, ma finirà certamente con il perdere ancora di più i “suoi”.

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