Chi è più clericale il “cattolico della tradizione” o il “cattolico progressista”?

Padre Alex Zanotelli, sacerdote comboniano in prima per il diritto all'acqua pubblica, durante l'incontro 'Ripubblicizzare si puo' ripubblicizzare si deve ', a Napoli, 24 aprile 2013. ANSA/CIRO FUSCO

di Corrado Gnerre


Chiediamoci: è più facile che cada nella tentazione del clericalismo il cattolico della tradizione o il cattolico progressista?

Per rispondere è bene spiegare prima cosa è il clericalismo.

Il clericalismo è quando si desidera che il clero s’interessi di tutto e ingerisca in tutto.

Da questa definizione è più facile capire. Infatti, quando la Chiesa snatura la sua vocazione primaria, che è la salvezza delle anime, anzi si trasforma in una presenza “mondana” auto-convincendosi che tutti si salvano, cade inevitabilmente nel clericalismo. Se la Chiesa non deve più salvare le anime, cosa deve fare?  Deve fare altro. Deve scimmiottare le ong (anzi, essa stessa si riduce ad un ente morale), deve fare sociologia, assistenza sociale, politica, ecc…

Insomma, si riduce a fare troppo e a fare tutto, perché deve sostituire ciò che non vuol fare più, ovvero ciò per cui è stata voluta e fondata: salvare le anime amministrando la Grazia.

Da qui la risposta: il clericalismo è un male non della Chiesa della Tradizione, ma della “Nuova Chiesa”, la Chiesa, cioè, che si fa cortigiana della Storia, che segue le mode, che s’inchina al mondo e che si ubriaca di modernità …perché incancrenita di modernismo.


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