BELLEZZA DELLA FATICA: Il postino

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Il peccato originale non ha generato il lavoro, bensì la fatica, ovvero la durezza del lavoro, e così anche la possibilità che il lavoro, pur necessario, non trovi sempre perfetta corrispondenza nel desiderio dell’uomo. E’ il rischio di trovarsi a fare cose in cui non ci si riconosca, in cui tutto si presenti appesantito e impietosamente gravoso. Eppure, anche nella condizione post-peccatum, c’è la possibilità di scorgere la bellezza della propria fatica. E’ quando la si offre nella convinzione che vada ad inserirsi in un’armonia governata da Dio. Diceva santa Teresina di Lisieux che anche raccattare da terra un misero ago ha un valore infinito se fatto nella grazia di Dio e per suo amore. Ecco: la bellezza della propria fatica è inserirla in questo Significato. Un Significato che tutto ammorbidisce e che arriva a mitigare anche la più spossante stanchezza, perché le offre una sublime “ragione”. 


Anche l’uomo che ama la solitudine non può sopportare di essere dimenticato; ha sempre bisogno che qualcuno lo pensi; ha sempre bisogno che qualcuno gli dica che gli vuole bene. D’altronde non può che essere che così. L’uomo non è fatto per vivere da solo.

Può essere più o meno socievole, può essere più o meno portato a vivere in compagnia, ma di certo  -come diceva Aristotele- l’uomo non è né un dio né una bestia che può vivere senza avere bisogno degli altri.

Su questa verità si sviluppa la comunicazione e non il contrario, come pretenderebbe affermare certa filosofia del linguaggio.

Se ci si riflette, il postino è un operaio affinché un certo tipo di comunicazione possa davvero essere.

Certo, oggi non è più come una volta, ci sono tante comunicazioni possibili, ma simbolicamente è il postino a rappresentare ciò che fa sì che un dialogo possa realizzarsi anche da lontano, che possa sopravvivere una corrispondenza di affetti, una condivisione di timori e anche di angosce… insomma, tutto ciò che può essere scritto nelle lettere.

Ed ecco perché, quando il postino non si fa vedere, può originarsi una fastidiosa mancanza.  Il poeta britannico Wystan Hugh Auden dice: Nessuno sente il postino bussare senza un palpito del cuore. Perché chi può sopportare di sentirsi dimenticato?

E’ così! Quando il postino sparisce dall’orizzonte vuol dire che l’uomo ha preteso snaturarsi. Ha preteso di essere -per riprendere Aristotele- o un dio o una bestia, il che sarebbe la stessa cosa, perché entrambe le pretese sono innaturali, entrambe sono la menzogna su se stessi.


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