SPIRITUALITÁ: Dio è felice quando vede l’uomo pregare

di Corrado Gnerre per il C3S

Dice Fedor Dostoevskij: “Non c’è gioia più grande per una madre del vedere per la prima volta un sorriso sulle labbra del suo bambino. La stessa gioia prova Dio ogni volta che vede dal cielo un peccatore che gli si inginocchia davanti e con tutto il cuore gli rivolge una preghiera”.

Certo, parlare di felicità di Dio come qualcosa che possa accrescere non è teologicamente e filosoficamente corretto, perché Dio è l’essere nella sua pienezza, per cui non può andare verso qualcosa che non è ancora.  Dio ha in sé tutto e una felicità che aumenti è -appunto- un tendere verso qualcosa che ancora non si ha. Dio da sempre e per sempre sperimenta la massima e infinita felicità che è Lui stesso.

Eppure ciò che dice Dostoevskij è vero. Se volessimo essere più precisi è “analogicamente” vero, perché Dio, nel suo sommo amore che nutre per le creature, non può rimanere indifferente dinanzi a ciò che l’uomo compie per Lui.

Possiamo dire che quando Dio vede pregare un suo figlio non cresce in Lui la felicità a livello di sostanza, ma in un certo qual modo la felicità massima si rinnova e si conferma.

Se volessimo utilizzare un esempio, è come quando si veste un abito bellissimo e lo si va a riosservare dopo un po’. Ebbene, è come se se ne rinnovasse la bellezza. Eppure già lo si è avuto e lo si ha indosso.

Certo, questo è un terreno molto delicato, in cui è facile teologicamente affermare delle inesattezze. Sicuramente è un grande mistero.

Ma è altrettanto certo che Dio, pur essendo il Signore di tutto, mendica il nostro amore.

In una bella e famosa preghiera s’immagina che Gesù si rivolga ad un’anima, pronunciando queste parole: “Voglio l’amore del tuo povero cuore (…). Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore? Non sono io l’Onnipotente? E se mi piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io il padrone del mio amore? (…). Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto.”

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