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Testo

In questi giorni sta circolando sui social un video in cui si mostra il vescovo di Milano, monsignor Delpini, che pubblicamente, durante la celebrazione eucaristica o subito dopo (non sono riuscito a capire), fa un suo intervento con cui ironicamente -ma chiaramente- attacca papa Francesco per le sue scelte in merito alla nomina di nuovi cardinali.

Ciò che monsignor Delpini non ha accettato (lo si capisce molto bene) è il fatto che il Papa, invece di scegliere per il cardinalato l’arcivescovo metropolita lombardo, cioè il Vescovo di Milano, quindi lui stesso, abbia  voluto fare cardinale l’attuale Vescovo di Como, monsignor Cantoni.

Chi ci conosce sa bene quanto siamo -nostro malgrado e con dolore- critici nei confronti della linea di questo pontificato.

Chi ci conosce sa bene quanto riteniamo che questo pontificato stia portando all’estremo una crisi dottrinale che precede di molto questo stesso pontificato.

Ciò che però rammarica è che da parte di alcuni ambienti legati all’ortodossia cattolica, si è di fatto applaudito a ciò che ha detto monsignor Delpini, le cui parole abbiamo voluto ascoltare attentamente.

Ebbene, un tale intervento (che potrete trovare facilmente su internet) non va affatto applaudito.

Prima di tutto per lo stile. S’interviene in un luogo di culto e monsignor Delpini sembra avere piacere di tirarsi (come si suol dire) l’applauso, come se stesse arringando in una pubblica piazza.

Nonché è di evidente cattivo, inappropriato e scandaloso stile il tono utilizzato, dove colui che comunque deve essere riconosciuto come il Vicario di Cristo (anche se assai indegnamente) viene di fatto sbeffeggiato.

Ma -ahinoi- questo è ormai la situazione della Chiesa attuale. Da una parte c’è chi costantemente cerca (al di là delle intenzioni personali su cui a noi non compete il giudizio) di demolire il patrimonio dottrinale; dall’altra c’è chi resiste all’autorità non quando viene toccata la Verità, ma solo quando vengono toccate le proprie personali ambizioni.

Che differenza rispetto ai pochi (ahinoi!) prelati che nella storia si sono sentiti di reagire e di resistere dinanzi all’autorità in difesa della Verità e quando hanno visto minacciata la salvezza delle anime a causa della diffusione e della legittimazione di pericolose eresie all’interno della Chiesa.

A riguardo mi viene da pensare per l’antichità ad un sant’Atanasio e per i nostri tempi ad un monsignor Lefebvre. Questi reagirono e resistettero dinanzi all’autorità non per difendere la propria persona, bensì per difendere l’integrità della Verità Cattolica.

C’è uno stile dei santi di cui la teologia spirituale parla e che dovremmo anche noi tener sempre presente come bussola, ovvero che il santo non reagisce quando viene offesa la propria persona (anzi, trova in questo un’opportunità di proficua mortificazione), ma quando viene offesa la Verità.

Noi invece facciamo il contrario: se la Verità viene minacciata, ci defiliamo e diventiamo tutti tolleranti; se invece viene toccata la nostra persona, allora scattiamo per l’offesa ricevuta.

Insomma, i diritti della nostra persona sono intoccabili, mentre su quelli della Verità si può negoziare.

Quanti sacerdoti oggi non reagiscono dinanzi alla demolizione della liturgia, alle profanazioni eucaristiche con l’imposizione della Comunione sulla mano, alla demolizione della dottrina sull’indissolubilità del matrimonio e della santità del matrimonio con la nuova pastorale che sdogana l’Eucaristia per gli sposati divorziati e la contraccezione.

Quanti sacerdoti non reagiscono nel vedere i seminari sempre più penetrati da teologi aperti a qualsiasi dissoluzione dogmatica e morale, vedi la penetrazione delle istanze LGBT nella pastorale contemporanea.

E poi -capita- che questi stessi sacerdoti si sentono di disobbedire dinanzi a decisioni disciplinari dell’autorità.

Terminiamo chiedendo a monsignor Delpini: a quando un suo intervento sulla demolizione della Verità Cattolica nella Chiesa contemporanea?

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