Il Catechismo di San Pio X commentato per voi (n.62)

a cura di Pierfrancesco Nardini
L’anima dell’uomo muore col corpo? L’anima dell’uomo non muore col corpo, ma vive in eterno, essendo spirituale

Il Dragone ci ricorda che “la morte dell’uomo è soltanto la separazione dell’anima dal corpo, non la fine dell’anima”.

L’immortalità dell’anima è verità rivelata, in quanto presente nelle parole di Cristo. Egli, nel passo sul Giudizio Universale, dice chiaramente che alcuni “andranno nel supplizio eterno” ed altri (i giusti) “alla vita eterna” (Mt 25, 46). Poi, sulla Croce, assicura al ladrone che sarebbe andato con Lui in Paradiso (Lc 23, 44). Nostro Signore non parla certamente del corpo, quindi è evidente che se l’anima proseguirà il viaggio dopo la morte del corpo è per la sua immortalità.

Se il Nuovo Testamento è pieno di riferimenti all’immortalità dell’anima (cfr. Mt 10, 39; 16, 25; Lc 16, 19 ss.; 23, 43; Gv 12, 25; Atti 7, 59; 2Cor 5, 6-8), anche il Vecchio Testamento, “contrariamente all’affermazione della critica razionalistica” (L. Ott, Compendio di teologia dogmatica), contiene molti riferimenti a questa verità (ad es. si vedano molti passi del Genesi o Dt 31, 16).

La Scrittura insegna che la vita terrena è un passaggio, è un soggiorno in un paese straniero nel viaggio verso casa (Paradiso). «Dio creò l’uomo per l’immortalità, e lo fece ad immagine della sua propria natura» (Sap 2, 23).

La Chiesa di conseguenza ha definito questa verità: “condanniamo e riproviamo chiunque affermò che l’anima intelligente è mortale” (V Concilio Lateranense (1512-17).

Lo stesso San Paolo manifesta la convinzione di riunirsi a Gesù dopo la morte (Fil 1, 23).

La dottrina della mortalità dell’anima è, insomma, estranea alla Rivelazione.

I Padri della Chiesa hanno anche provato a livello filosofico l’immortalità dell’anima. Ad esempio Gregorio Nisseno (335-394) nel Dialogus de anima et resurrectione e Agostino nel De immortalitate animae.

Dobbiamo trattare la nostra anima con la maggior cura possibile, sapendo che non dobbiamo temere chi può uccidere il corpo, ma del demonio che può portarci alla dannazione eterna (Mt 10, 28).

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