Lo sai che la preghiera rende l’uomo veramente uomo?

di Pierfrancesco Nardini


Nell’introduzione del suo libro “Del gran mezzo della preghiera”, sant’Alfonso Maria De Liguori confessa: “ho dato alla luce diverse operette spirituali, ma stimo di non aver fatta opera più utile di questo libretto, in cui parlo della preghiera, per essere ella un mezzo necessario e sicuro, al fine di ottenere la salute, e tutte le grazie che per quella ci bisognano”.

Anche se, purtroppo, ai nostri giorni, la maggior parte delle persone non comprende più l’importanza della preghiera, ma, anzi, deride quelli che pregano, il Santo napoletano ha ragione da vendere. La preghiera è “mezzo necessario e sicuro, al fine di ottenere la salute, e tutte le grazie che per quella ci bisognano”.

Tutto parte, ovviamente, da Cristo: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11, 1) e “chiedete e vi sarà dato” (Lc 11, 9). Parole che fanno capire l’importanza e l’efficacia della preghiera.

Questa è l’arma più efficace che abbiamo, è l’azione “più attiva” a nostra disposizione. È poliedrica: aiuta in ogni occasione, in ogni momento della vita, ci attira le grazie.

Quando viviamo un momento difficile, triste, la cosa migliore che si può fare è proprio pregare.

Farà ridere qualcuno, potrà sembrare reminiscenza di tempi andati, ma il mondo è pieno di esempi di quanto questo sia vero.

Nei momenti di difficoltà, la preghiera significa conforto. Non certo il pur importante conforto umano, di un amico, di un parente. Conforto soprannaturale, perché ci si rivolge a Dio o a Gesù o a loro tramite Maria. Quanti lettori possono dire che dopo la preghiera hanno avuto pace nell’anima nonostante la situazione? Di certo molti.

È poi anche quanto di più efficace si possa fare per la soluzione dei problemi che affliggono. Se c’è, infatti, Qualcuno che ha di certo la possibilità di aiutare, di risolvere il problema, Quello è Dio. O Maria come mediatrice di grazia.

Se, dunque, qualcuno ironizza o critica sulla scelta di pregare, come se si perdesse tempo in qualcosa di “passivo”, come se non si reagisse, non diamo ascolto e rinforziamo ancor di più la nostra preghiera, aggiungendone, semmai, una per chi critica o irride.

Non dimenticando mai di pregare anche nei momenti belli, per ringraziare Dio, affidiamoci, nei momenti bui, alla nostra risorsa più preziosa, così da aver certezza di ritrovare la luce. Ma anche di ritrovare veramente se stessi, la propria forza di arrivare addirittura a “commuovere” il Signore dell’universo.  San John Henri Newman (1801-1890) così scrive nel suo “Opere sulla preghiera”: “Noi non sappiamo come la preghiera riceva una risposta da Dio. E’ una cosa strana in verità che l’uomo così debole abbia la forza di commuoverlo; ma è nostro privilegio sapere che abbiamo il potere di farlo. Tutto il sistema di questo mondo non è che la storia della maniera con la quale l’uomo contrasta i decreti di Dio. Se noi abbiamo il triste potere di resistere alla sua volontà per la nostra rovina (verità terribile e incomprensibile); se quando Egli ci destina alla salvezza eterna, possiamo ancora annullare la scelta divina fatta per noi, e divenire così degli agenti della nostra rovina eterna; ancora più abbiamo il potere di commuoverlo -e benedetto sia il suo Nome- di farlo cambiare quando Lui, che cerca i cuori, vede in noi la presenza dello Spirito Santo che ‘intercede per i santi secondo i disegni di Dio’.” (Romani 8,27).


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