Rubrica a cura di Corrado Gnerre
da La divinizzazione della sofferenza, di padre Adolphe Tanquerey
Uno dei dolori che a volte ci affligge è la perdita delle consolazioni, l’aridità spirituale persistente e persino il disgusto degli esercizi di pietà più santificanti. Dolore molto penoso per le anime ferventi, che si sentono così abbandonate da Dio! Ascoltiamo a questo riguardo i lamenti dei santi: “Sento tanta aridità”, scriveva Sant’Alfonso, “una così grande desolazione spirituale, che non trovo più Dio nella preghiera o nella Santa Comunione. La passione di Nostro Signore, la divina Eucaristia, nulla mi tocca. Sono diventato insensibile a qualsiasi devozione. Mi sembra di essere un’anima senza amore, senza speranza, senza fede, in una parola, abbandonata da Dio.” Quante anime sante ripetono questo lamento! Ascoltiamo dunque la risposta dello stesso santo: “Gesù, mia speranza, mio amore, unico amore della mia anima! Non merito da Te consolazioni e delicatezze… Per me che Ti ho offeso: non ne sono degno… Ecco tutto ciò che desidero: o mio Dio, fa ch’io Ti ami, fa ch’io compia la Tua volontà per tutto il corso della mia vita e per il resto disponi di me come Ti piace. Ah! Per infelice che io sia, ben altre ombre, terrori e abbandoni dovrei soffrire per espiare le offese che Ti ho procurato. Meriterei bene l’inferno, dove, separato da Te e rifiutato per sempre, sarei condannato a piangere per sempre senza mai poterTi amare. Ah! Mio Gesù, allontana da me questa punizione, mi sottometto a tutto il resto.” Così parlava Sant’Alfonso, che, come tutti i santi, esagerava singolarmente le sue colpe. Più vicino a noi, Santa Teresa di Lisieux scrisse ad una delle consorelle: “Ringrazio il mio Gesù per farmi camminare nelle tenebre; vi rimango in profonda pace. Acconsento volentieri a rimanere per tutta la durata della mia vita religiosa in questo oscuro sotterraneo spirituale in cui mi ha fatto entrare; desidero solo che le mie tenebre ottengano luce per i peccatori. Sono felice, sì, molto felice di non avere alcuna consolazione.” I santi hanno ragione: quando Gesù si nasconde, è per farsi desiderare, affinché Lo cerchiamo. E’ quindi una prova del Suo amore per noi, affinché noi Lo amiamo con un amore più puro: purificato nel crogiuolo della sofferenza, il nostro cuore ama con più ardore Colui che non può unirsi perfettamente che con cuori purificati e distaccati da tutto. Ora, cosa potrà purificare, unire e trasformare meglio se non la croce? Diciamo con padre Chardon: “Non riceviamo più le nostre croci come fonti di afflizione, ma (come) la Presenza del Dio vivente, tanto più intima, penetrante, unificante e trasformante quanto più è pura.”
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri

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