SOSTA: Sindrome di Down e trionfo dell’ipocrisia

I media ci hanno raccontato dell’incidente capitato al pulmino che trasportava ragazzi down con alcuni volontari che li assistevano. Tutti giustamente a commuoversi ed anche a lodare i volontari che si spendevano per dare una mano a quei ragazzi.

Eppure il pensiero dominante parla chiaro: è meglio che i down non vivano. Che non ci siano. Infatti costoro ormai non nascono più. Quando c’è un sospetto, quando l’anagrafe lo “consiglia”, la donna in attesa si sottopone all’amniocentesi e, se il responso dovesse essere positivo, nella grande maggioranza dei casi il concepito viene scartato con l’interruzione volontaria di gravidanza.

Un esempio: in Danimarca dal 2004 gli screening prenatali sono gratuiti per tutte le donne e ormai i risultati sono il quasi azzeramento delle nascite di bambini con Trisonomia 21.

L’Italia si sta allineando. Infatti “in Italia, secondo l’elaborazione dei dati ISTAT fornita dal Ministero della Sanità, le nascite dei bambini affetti da Trisonomia 21 sono 1 ogni 1200. Nei casi di interruzione di gravidanza non viene diffusa la motivazione, e pertanto non è possibile sapere quante di queste siano legate alla Trisonomia 21; tuttavia, secondo le stime dell’Associazione Italiane Persone Down (AIPD), circa il 90 per cento di tali diagnosi ha questo esito: il che equivarrebbe, elaborando i dati dell’International Clear Inghouse for Birth Defects Surveillame and Research (ICBDSR), ad un migliaio di aborti all’anno.” (mdc-net.org).

Insomma, una vera e propria eugenetica.

E l’ipocrisia trionfa!


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