1.Certamente il sacerdote è un uomo come gli altri. Un uomo con i suoi limiti, con le sue fragilità…con le sue stanchezze. D’altronde la grazia perfeziona, ma non annulla la natura. Ciò però non può e non deve far considerare al sacerdote il suo ministero come se fosse uno tra tanti. La grandezza di esso non sta solo (primariamente!) nella dimensione ontologica, l’essere un alter Christus, bensì soprattutto nel fine: la salvezza delle anime.
2.Ed è proprio questo fine che impone l’oblazione totale, lo spendersi totalmente. In analogia si può fare l’esempio del padre che, in caso di necessità, non può che spendersi totalmente e perfino sacrificare tutto se stesso per i propri figli, iniziando dal tempo che deve metter loro a disposizione. Vi immaginate un papà che, vedendo un figlio in difficoltà e che vuole urgentemente parlargli, rispondesse: Puoi venire solo tra le 10 e le 12 o tra le 16 e le 18?
3.Così scrisse san Pio da Pietrelcina a Raffaelina Cerase il 21 dicembre 1915:
Ogni ministro del Signore dovrebbe sempre lavorare per la salute delle anime, non dovrebbe riconoscere mai stanchezza, non dovrebbe mai dire: “Ho lavorato troppo per le anime altrui”. Questo è lo specchio del vero sacerdote cattolico. Ed io posso dire di essere tale senza tema di mentire? (…) E’ vero che nella mia pochezza mi ingegno per la salute di quante anime il Signore mi fa incontrare, ma porto un convincimento che poco o niente sono ad esse di giovamento. Mi aiuti il Signore nell’adempimento dei miei doveri.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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