Tenetevi forti: la Diocesi di Torino ha poi organizzato un ritiro affinché si possa rimanere fedeli nel peccato!

Il Convegno nella diocesi di Torino per insegnare la fedeltà nell’amore sessuale, che doveva tenersi nel febbraio del 2018 e che poi fu annullato, è stato tenuto pochi giorni fa. Riproponiamo la “sosta” che scrivemmo in quell’occasione. 

A Napoli si dice (lo riportiamo direttamente in italiano): Cose da pazzi in questo manicomio! Una frase chiaramente pleonastica: se è un manicomio, sicuramente ci sono i pazzi; e se ci sono i pazzi, sicuramente si tratta di un manicomio.

Ma è una frase che si offre bene per parlare di un’iniziativa che vede protagonista la Diocesi di Torino, la quale -udite, udite- organizza un convegno affinché le coppie gay possano vivere la fedeltà. Sì, avete capito bene: possano vivere la fedeltà!

La logica e il semplice buon senso dicono che se si pratica un qualcosa di grave in maniera continuata -a maggior ragione se questo qualcosa di grave è un peccato che addirittura grida vendetta dinanzi a  Dio, come l’omosessualità- non è possibile dare alcuna incentivazione, pena la propria gravissima responsabilità. E invece la Diocesi di Torino che fa? Organizza un corso perché chi pecca possa rimanere fedele nel peccato e forse anche allo stesso peccato, perché -chissà- potrebbe anche essere possibile che un omosessuale decida di tradire il proprio compagno con una relazione eterosessuale, in tal caso rendendo meno grave il peccato stesso. Ma per la Diocesi di Torino questo non è un problema. Insomma: cose da pazzi in questo manicomio!

La notizia è stata riporta da lastampa.it e in essa ci sono “perle” straordinarie.

Don Gianluca Carrega, responsabile della “pastorale degli omosessuali” afferma: “…la Diocesi l’ha proposta perché non vogliamo erigerci troppo a maestri, ma vogliamo dire che anche i gay meritano la fedeltà.” 

Poi dopo aver lodato la Legge Cirinnà, don Carrega ha aggiunto che l’unico difetto di questa legge sarebbe il non richiedere agli omosessuali l’obbligo della fedeltà, da qui l’impegno della Diocesi di Torino per far capire il valore della stessa.

Sentite poi come don Carrega prosegue. Il ritiro si terrà in un convento di suore (Le Figlie della Speranza) e alla domanda se ci saranno camere matrimoniali, don Gianluca resta nel vago: “Non ci siamo ancora posti il problema, essendo un monastero, cercheremo di dare a ciascuno una “cella” singola.” 

Avete capito? Non si sono ancora posti il problema!

E poi il finale: “La legge può anche non prevedere l’obbligo di fedeltà – spiega don Carrega – ma riflettendo sull’affettività dei gay, possiamo dire che ciascuno merita un amore esclusivo, unico. La legge può decidere quali siano i requisiti minimi, ma noi vogliamo parlare di qualità del rapporto.”

Dunque, la Diocesi di Torino afferma che in un rapporto omosessuale si possa parlare di qualità! Avete capito bene: di qualità!!

E ancora don Carrega: “Una coppia credente che fa un’unione civile dovrà pur portare la sua fede religiosa all’interno della convivenza.” E quindi:  “…alcuni dei gay che decidono di vivere in coppia vi trovano una maggiore serenità e cercano di restare fedeli. E noi dobbiamo valorizzare ciò che di bello c’è nella loro vita.” 

Insomma: non si devono ammonire gli erranti, né convertire, ma valorizzare lo stato di peccato gravissimo in cui si vive!

Dio è Verità, Bontà e Bellezza

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