Se le grandi questioni sono quelle terrene, perché dovremmo meravigliarci che la gente nelle feste preferisca i centri commerciali alle chiese?

In questi giorni si è tornati a parlare della questione dei centri commerciali aperti anche in giorni di feste importanti, vedi la Pasqua. C’è chi è a favore e c’è chi è contro.

Giustamente da parte dei cattolici in genere c’è contrarietà e anche da parte di voci ufficialmente cattoliche.

Eppure anche in questo caso ci viene il sospetto che proprio noi cattolici non possiamo e non dobbiamo stupirci più di tanto. Noi per primi abbiamo la responsabilità di questa dominante dimenticanza della differenza tra tempo profano e tempo sacro.

La causa principale sta nel fatto che la cultura cattolica e la pastorale della Chiesa negli ultimi tempi hanno sempre più cercato di presentare le feste cristiane come eventi in cui la presenza di Cristo è sempre più marginale. Feste cristiane senza Cristo. Feste cristiane in cui Cristo è una sorta di optional.

Ma che può significare festeggiare il Natale e la Pasqua se non si è credenti, se non si crede che Cristo è Signore della vita e della Storia? Nulla. E’ una presa in giro.

La questione dell’imperio consumistico, per cui oggi l’uomo pensa solo al denaro e a null’altro, è un dato anch’esso indiscutibilmente vero; ma dovremmo chiederci -e se lo dovrebbe chiedere anche la pastorale contemporanea- come mai l’uomo di oggi preferisce il denaro al destino eterno? Come si è giunti a questo punto?

Il denaro c’è sempre stato. Le tentazioni del diavolo, della carne e del mondo ci sono sempre state. E allora? E’ che da un po’ (anzi: troppo!) tempo a questa parte la Chiesa non parla più di destino eterno. Ha anch’essa immanentizzato l’annuncio indicando, come decisivi, problemi che decisivi non lo sono affatto.

A sentire molte prediche viene da chiedersi se oggi si crede ancora che “non di solo pane vive l’uomo”.

Se la le grandi questioni sono l’inquinamento ambientale, le sperequazioni sociali… se i sacerdoti devono ridursi a scimmiottare gli assistenti sociali (vedi le pubblicità per l’otto per mille o il sostentamento clero)… se le opere di misericordia spirituale sono state messe in cantina… se non si parla più di peccato, vita eterna, giudizio, inferno, purgatorio e paradiso… perché dovremmo meravigliarci del fatto che la gente affolli i centri commerciali piuttosto che le chiese?

Se il Natale e la Pasqua sono di tutti, credenti e non-credenti, allora la Nascita e la Resurrezione di Cristo diventano optional. Il natale diventa la Festa dell’Inverno e la la Festa di Primavera… e il centro commerciale sostituisce la Chiesa!

Cari pellegrini, la logica alcune volte è impietosa, ma è logica.

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2 Comments on "Se le grandi questioni sono quelle terrene, perché dovremmo meravigliarci che la gente nelle feste preferisca i centri commerciali alle chiese?"

  1. Non si possono avere due padroni o Dio o la scimmia; Dio e’ il nostro Re,noi siamo stati conquistati a caro prezzo,perciò siamo suoi oggi domani e sempre!

  2. Sono pienamente e tristemente d’accordo. Ma c’è ancora chi ci crede e predica e cerca di vivere in “controtendenza.” Se vi incontrate in qualche disgraziato che lo fa, aiutatelo! Ditegli una parola buona, pregate per lui! Sentirsi sempre emarginati perché si crede quello che i Santi e i Padri hanno insegnato, non è piacevole. Mi è capitato, dopo una celebrazione molto “conciliare” di confidare a un amico: “Non mi sento di questa Chiesa!” E l’amico: “Neanch’io.”

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