SOSTA – Ti sei mai chiesto perché la famiglia è tanto odiata nei nostri tempi? Non è difficile capirlo

Rubrica a cura di Corrado Gnerre


Molte volte ci chiediamo come mai la famiglia sia tanto bistrattata. E non ci riferiamo solo a questioni economiche, per esempio il fatto che negli Stati moderni, in misura maggiore o minore, vigano regimi fiscali che non favoriscono la famiglia. Ci riferiamo soprattutto a questioni culturali. Nei tempi moderni c’è quasi un odio nei confronti della famiglia. Perché? Quale ne è il motivo?

Partiamo da un quadro generale.

I nostri tempi vengono definiti postmoderni. Cosa è la postmodernità? Per modernità s’intende la sostituzione delle certezze religiose con certezze di ordine scientifico o parascientifico. La postmodernità, invece, è la negazione del concetto stesso di “certezza”: non più un ordine valoriale né un centro a cui far riferimento, bensì la prospettiva deve essere policentrica e complessa. Attenzione però. Questa diversità tra modernità e postmodernità è solo a livello d’identità filosofica, infatti vi è comunque una pretesa comune che le fonda, così come comuni sono gli ostacoli che si vorrebbero rimuovere. Entrambe (modernità e postmodernità) si basano sull’intenzione di rendere l’uomo fondamento di tutto, di liberarlo da qualsiasi vincolo dell’autorità: Dio, prima; l’ordine naturale con i suoi princìpi immutabili, dopo. Ebbene, tra gli ostacoli da rimuovere tanto nella modernità quanto nella postmodernità vi è stata e vi è la famiglia.

Perché questa avversione nei confronti della famiglia? Principalmente per quattro motivi.

1.Perché la famiglia si pone come luogo del mistero della vita dell’uomo. Ovvero quel mistero che si radica nel limite come realtà costitutiva dell’esistere di ognuno. Nella famiglia si riconosce il bisogno reciproco e si riconosce l’interdipendenza, verità queste che la pretesa autosufficiente della modernità e della postmodernità hanno voluto dissolvere. L’uomo non avrebbe bisogno di nessuno e di nulla perché lui (l’uomo) sarebbe il tutto.

2.Perché la famiglia è il luogo dove si realizza la tradizione. Quando la tradizione rimane ad un livello teorico non incide nella società. E’ invece quando si esprime concretamente che diviene civiltà e comportamenti sociali, che s’incarna e modella la storia. La tradizione diviene ciò grazie principalmente alla famiglia: l’insegnamento dei genitori, l’ascolto dei figli; e poi i figli che a loro volta diventano genitori, ecc.

3.Perchè la famiglia è uno dei più importanti luoghi dove si perpetua la convinzione della perennità delle categorie del bene e del male. Detto più semplicemente: la famiglia è il tempio dell’educazione ai valori perenni, di quei valori che non cambiano e che non sono relativizzabili. Nella famiglia il bene è sempre riconoscibile come tale, così il male. Non ci può essere compatibilità tra famiglia e relativismo etico. L’uno esclude l’altro. Se tutto fosse possibile, se il bene si confondesse con il male e il male con il bene, la famiglia si dissolverebbe. Nella famiglia, infatti, c’è una legge perenne: il reciproco amore e il reciproco aiuto.

4.Perchè la famiglia è il luogo della persona. Ovvero di quella realtà individuale e razionale che si pone liberamente e protagonisticamente nel divenire dell’esistenza e dell’esistente, cioè all’interno della sua vita e di ciò che lo circonda. L’interdipendenza e il reciproco bisogno (elementi su cui si fonda la famiglia) sono i segni evidenti che la famiglia stessa non può basarsi su un’antropologia in cui l’uomo è visto come momento transitorio del divenire, come onda sulla superficie del mare destinata a scomparire, ma sull’antropologia classica: l’uomo come rationalis naturae individua substantia, cioè come persona. La famiglia non è un magma informe, ma un insieme d’individualità umane unite nell’affetto parentale.

Quest’ultimo motivo può sembrare un po’ astratto, eppure, soprattutto oggi, è importante ribadirlo. Vediamo perché.

C’è chi ha indicato la cultura contemporanea come sostanzialmente gnostica. La gnosi si fonda sulla convinzione che l’uomo sia una sorta di “scintilla” che momentaneamente si sarebbe separata da un divino impersonale. Ciò vuol dire che la corporeità dell’uomo e quindi la sua individualità sarebbero o pure illusioni o “prigioni” da cui doversi liberare al più presto. L’essenza prometeica tanto della modernità quanto della postmodernità troverebbe proprio nella gnosi la loro ragion d’essere. Ecco perché oggi l’odio nei confronti della famiglia. Luogo di significato, di verità e di bisogno. Luogo di limite, di umiltà e di riconoscimento di un giudizio al di sopra di sé.


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