Le follie del “politicamente corretto”: se sei etero, maschio o bianco non puoi lavorare con i dem americani

Selezionato da occhidellaguerra.it – Autore: Lorenzo Vita

Che il politicamente corretto avesse raggiunto già da anni livelli impensabili, nessuno aveva più dubbi. Ma che si riuscisse ad arrivare a un razzismo al contrario per cui sei colpevole di essere come la maggioranza dei lavoratori di un’azienda, a questo si pensava di non poter giungere. E invece, come  al solito, bisogna ricredersi, soprattutto quando si parla di Stati Uniti e di quel mondo mainstream che ormai domina incontrastato nonostante la vittoria di Trump potesse dare una boccata d’ossigeno. L’ultima notizia arriva proprio dalle fila del Partito democratico, dove la responsabile della raccolta dati del Democratic National Committee (Dnc), Madeleine Leader, ha inviato un’e-mail interna all’organizzazione riguardo le posizioni lavorative aperte, ma con il chiarimento rivolto al lettore che “personalmente preferirei che tu non inoltrassi [questa email] ai maschi bianchi, cisgender ed eterosessuali, dato che sono già la maggioranza”. Per chi non lo sapesse, “cisgender” è la nuova frontiera della neolingua del politicamente corretto: sono le persone che identificano il proprio genere con il proprio sesso biologico, cioè in sostanza quei maschi o femmine che si ritengono tali perché biologicamente maschi o femmine.

In molti penseranno si tratti più di un aneddoto che di una notizia. Eppure, anche nella sua minima importanza rispetto ai grandi problemi del mondo e degli Stati Uniti, dimostra un fenomeno molto interessante e che sta prendendo piede specialmente negli Usa e in, diversa misura, in Occidente. C’è ormai una deriva a considerare il mondo una sorta di società composta di identità che devono essere forzatamente rappresentate all’interno del posto di lavoro, delle aziende e anche nella politica. E in questo, il Partito Democratico continua a fare scuola. Dall’inizio della sfida elettorale di Donald Trump per la Casa Bianca, il Partito democratico prima di Obama, poi della Clinton, ora acefalo, ha intrapreso una scelta molto netta nel dare per forza voce a qualsiasi minoranza, qualsiasi orientamento sessuale, qualsiasi identità diversa dalla maggioranza al solo scopo di attaccare il presidente Usa già quando era candidato. Di fatto creando problemi di convivenza che prima non si avevano e fratture sociali fino a poco tempo fa assolutamente catalogabili come inezie rispetto alla realtà americana.

I democratici non fanno questo per una reale percezione del problema razziale o sessuale. Il motivo è dare un’immagine di sé diversa, ad ogni costo, da quella dell’attuale amministrazione. L’elettorato di Trump è composto da quell’America profonda che in molti definiscono con l’acronimo Wasp (White Anglo-Saxon Protestant). Di fronte a questo elettorato, il Partito democratico schiera un suo presente e futuro bacino di voti composto da tutto ciò che è contrario, anche solo a livello di immagine, alla deep America. Ma lo fa con uno scopo preciso: distinguersi e prendere il voto del futuro del Paese, dal momento che quell’America di Trump è destinata, nel tempo, a ridursi fino a diventare essa stessa minoranza. E non a caso in molti hanno visto la vittoria del presidente Usa come la rivincita di quel segmento degli Stati Uniti che si sente destinato al decadimento. I democratici hanno scelto questa strada delle tribù identitarie contro la maggioranza della popolazione, ma lo fanno rischiando grosso.

In primis, perché l’America non è quella di Hollywood, non è quella dei circoli intellettuali di Boston e non è quella delle grandi metropolitane. O meglio, non è solo quella. Trump l’ha capito ed è riuscito a vincere grazie a questa intuizione. Hillary Clinton ha perso negli Stati-chiave proprio grazie a questa incapacità di comprendere che il mondo non è come i rappresentanti democratici vogliono che sia o come vogliono farlo apparire. Il rischio quindi è di perseverare in un errore che li porterà a non sfondare, nuovamente, in quei settori dell’elettorato che considerano i problemi del gender e del politically correct come questioni assolutamente distanti dalla realtà. Inoltre, l’attacco mediatico nei confronti dell’ “uomo bianco eterosessuale” è un rischio anche culturale non di poco conto, specie in un Paese che dimostra di aver perso molte certezze nella propria identità. Un rischio di guerra civile latente e di tensione costante di natura entica/razziale/sessuale può svilupparsi proprio grazie a queste politiche rovesciate, che passano dalla tutela della minoranza alla guerra alla maggioranza. Infine una domanda provocatoria: quando questa maggioranza diventerà una minoranza, e ne sorgerà evidentemente una nuova, cosa si farà? Si continuerà a equilibrare il mondo fino a che ci sia una parità di tutti o si elimineranno le differenza per renderci tutti uguali? Intanto l’America profonda, per non rischiare, ha votato Trump.

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1 Comment on "Le follie del “politicamente corretto”: se sei etero, maschio o bianco non puoi lavorare con i dem americani"

  1. Evviva Trump!!!!!!

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