APOLOGETICA CON I PROVERBI – “Chi nasce, è destinato a morire” (proverbio friulano)

Il popolo è ben altra cosa rispetto alla massa. La massa è qualcosa d’informe, che, pertanto, si lascia facilmente plasmare. Il popolo no. Esso ha una sua identità, una sua storia, delle radici. Ha un vissuto che gli permette di giudicare con buon senso il reale. E questo lo conforta di un’eredità: la saggezza. Certo, i popoli non sono uguali; perché le culture non sono uguali. C’è chi ha conquistato il Vero. Chi lo ha atteso. Chi lo ha rifiutato. Chi se ne è allontanato. Ma al di là di questo, ciò che è di natura percepisce il senso delle cose e il mistero del vivere. E, proprio perché Dio ha fatto sì che la natura fosse predisposta all’accoglienza della Grazia, non c’è buon senso popolare che non manifesta questo desiderio; al di là di ciò che la Storia dei singoli popoli partorisce. Ecco perché si può capire l’unicità e la bellezza della Verità Cattolica anche attraverso il buon senso di tutti i popoli. 


Solo l’uomo sa di vivere. L’animale non ha questa consapevolezza. Se l’avesse, possiederebbe il concetto di “vita”. Ma se l’animale possedesse i concetti, sarebbe come gli uomini, ovvero avrebbe un’intelligenza riflessiva.

L’uomo sa di vivere e -ahinoi- sa anche di morire. E così la morte in un certo senso lo definisce. C’è stato finanche qualche filosofo, per esempio Heidegger (il cui pensiero è tutt’altro che condivisibile), che arriva a sostenere che la morte sarebbe una sorta di principio di definizione dell’uomo. Per cui si può dire che l’uomo viva per la morte, nel senso che nella sua vita sarebbe sempre presente la consapevolezza della morte. Eliot fa dire ad un suo personaggio nel dramma Riunione di famiglia (Parte I, Scena II): “(…) io credo che il momento della nascita sia quando abbiamo nozione della morte”.

Ma un’affermazione come questa (l’uomo vive per la morte) è solo in parte condivisibile, perché -è ovvio- che l’uomo non è destinato a finire con la morte; né il pensiero della morte lo può reggere e consolare nel cammino della vita.

Eppure c’è anche del vero nella convinzione secondo cui l’uomo viva per la morte. Ed è il fatto che in merito a questa questione l’uomo può scegliere tra due prospettive; insomma è come se l’uomo si trovasse dinanzi ad un bivio dove ci sono due possibili strade da poter imboccare.

Da una parte la strada della disperazione, ovvero della scelta di eliminare qualsiasi speranza dalla propria vita, e quindi orientarsi verso una non-méta. Verso il nulla. Ciò avviene quando si rinuncia a dare alla morte una risposta.

Dall’altra la strada della speranza, ovvero la scelta di dare una risposta risolutiva alla morte, e quindi orientarsi verso una méta. Non verso il nulla, ma verso la pienezza.

Nella prima strada si cerca invano una risposta in se stessi.

Nella seconda strada si accoglie la Risposta che offrire solo un Dio che è morto e poi risorto.


Dio è Verità, Bontà e Bellezza

Il cammino dei Tre Sentieri


Vuoi aiutarci a far conoscere quanto è bella la Verità Cattolica?

Print Friendly, PDF & Email
CONDIVIDI

Be the first to comment on "APOLOGETICA CON I PROVERBI – “Chi nasce, è destinato a morire” (proverbio friulano)"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*